Bologna – 24 Gennaio 2014 – La gravissima emergenza della piena nel modenese, causata dall’esondazione del fiume Secchia, sta vedendo i Consorzi di bonifica costantemente impegnati nella salvaguardia del territorio delle zone colpite. Il dispiego delle forze, uomini e mezzi, è stato totale e tra le numerose operazioni di messa in sicurezza si è evidenziata la grave problematica dell’erosione degli argini causata dalle nutrie.
Secondo uno studio recentissimo dell’Università di Pavia – e come già sottolineato dal Consorzio di bonifica di Piacenza – emergerebbe una grave situazione proprio a causa dell’instabilità idrogeologica del territorio, conseguenza diretta della presenza e dell’attività di questi animali nell’erodere costantemente le arginature; situazione che crea grave insicurezza per l’uomo e per l’attività economiche.
Le nutrie costituiscono infatti un fattore di rischio per canali e argini, poiché creando tane in prossimità degli stessi e scavando profonde buche e gallerie che poi franano, rendono gli argini più deboli in caso di innalzamento del livello delle acque, provocando allagamenti e danni ingenti. Questo problema, che coinvolge tutto il territorio, sta diventando sempre più evidente e pericoloso soprattutto nelle zone di pianura dove i canali sono più larghi.
È fondamentale mettere al centro del dibattito la funzionalità delle opere, il ripristino delle sponde, lo sfalcio e risezionamento dei canali prima della “rinaturalizzazione” delle opere, avendo come obiettivo prioritario la salvaguardia del territorio.
“Prima di tutto vengono gli uomini e le loro attività economiche – ha commentato Massimiliano Pederzoli, presidente di Urber (Unione Regionale delle Bonifiche dell’Emilia-Romagna) –. Proteggere il nostro territorio e tutelarne i valori economici, tra cui l’agricoltura e i suoi prodotti, significa prevenire pericoli come quello rappresentato dalle nutrie; i Consorzi di bonifica, attraverso un continuo lavoro di manutenzione e monitoraggio dei canali, cercano di evitare il cedimento degli argini causato da questi animali, con un notevole impiego di risorse sia economiche che umane, ma i miracoli non si possono fare. È per questo però che servirebbe al più presto una normativa forte in tal senso che privilegi una manutenzione attiva volta a impedire che si ripeta ciò che si sarebbe potuto evitare”.
Tra l’altro questa specie, secondo l’Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN) e il Gruppo di studio sulle specie invasive (ISSG), proprio per la sua caratteristica erosiva è da considerarsi nell’Elenco delle cento specie invasive più dannose al mondo.
Secondo uno studio recentissimo dell’Università di Pavia – e come già sottolineato dal Consorzio di bonifica di Piacenza – emergerebbe una grave situazione proprio a causa dell’instabilità idrogeologica del territorio, conseguenza diretta della presenza e dell’attività di questi animali nell’erodere costantemente le arginature; situazione che crea grave insicurezza per l’uomo e per l’attività economiche.
Le nutrie costituiscono infatti un fattore di rischio per canali e argini, poiché creando tane in prossimità degli stessi e scavando profonde buche e gallerie che poi franano, rendono gli argini più deboli in caso di innalzamento del livello delle acque, provocando allagamenti e danni ingenti. Questo problema, che coinvolge tutto il territorio, sta diventando sempre più evidente e pericoloso soprattutto nelle zone di pianura dove i canali sono più larghi.
È fondamentale mettere al centro del dibattito la funzionalità delle opere, il ripristino delle sponde, lo sfalcio e risezionamento dei canali prima della “rinaturalizzazione” delle opere, avendo come obiettivo prioritario la salvaguardia del territorio.
“Prima di tutto vengono gli uomini e le loro attività economiche – ha commentato Massimiliano Pederzoli, presidente di Urber (Unione Regionale delle Bonifiche dell’Emilia-Romagna) –. Proteggere il nostro territorio e tutelarne i valori economici, tra cui l’agricoltura e i suoi prodotti, significa prevenire pericoli come quello rappresentato dalle nutrie; i Consorzi di bonifica, attraverso un continuo lavoro di manutenzione e monitoraggio dei canali, cercano di evitare il cedimento degli argini causato da questi animali, con un notevole impiego di risorse sia economiche che umane, ma i miracoli non si possono fare. È per questo però che servirebbe al più presto una normativa forte in tal senso che privilegi una manutenzione attiva volta a impedire che si ripeta ciò che si sarebbe potuto evitare”.
Tra l’altro questa specie, secondo l’Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN) e il Gruppo di studio sulle specie invasive (ISSG), proprio per la sua caratteristica erosiva è da considerarsi nell’Elenco delle cento specie invasive più dannose al mondo.