L’OSSERVATORIO ANBI RISORSE IDRICHE METTE IN GUARDIA QUALCHE PIOGGIA FAVORISCE UNA PERCEZIONE ERRATA: L’ITALIA DELL’ACQUA È ANCORA UNA REALTA’ VIRTUALE
Roma, 17 novembre 2022 – “Abbiamo appena concluso una difficile annata agraria, che già guardiamo con apprensione alla prossima. Non può certo bastare qualche pioggia a risolvere una situazione di deficit idrico, che si protrae da molti mesi e la cui conseguente aridità ci costringe ad irrigare i campi per fare attecchire i semi, mentre le autobotti sono ancora all’opera per portare acqua potabile in alcune comunità. I dati confermano una situazione, che rimane complessa su molte zone del Paese”: ad affermarlo è Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue, commentando il report settimanale dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche.
Alcuni focus confermano una situazione che permane molto preoccupante perché finora è caduta mediamente la metà della pioggia consueta sull’Italia.
Le situazioni più evidenti si palesano nel Nord del Paese, dove umidità, qualche pioggia ed una spruzzata di neve offrono una percezione alterata della realtà, dove invece la portata del fiume Po è in repentina diminuzione (a Pontelagoscuro c’è stato un ulteriore calo di 63 metri cubi al secondo in 5 giorni), di fatto confermandosi sotto media ormai ininterrottamente da Dicembre 2020 e segnando nuovi record negativi per buona parte del 2022!
Anche i grandi bacini settentrionali continuano ad evidenziare segnali di sofferenza : risultano ancora in calo i livelli del lago Maggiore (circa 90 centimetri al di sotto della media), mentre quelli del lago di Como tornano sotto media del periodo; il Garda ha toccato un’altezza di cm. 35,4 sullo zero idrometrico contro una media di cm. 81,3 ,mentre l’Iseo ha una percentuale di riempimento quasi dimezzata rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Queste indicazioni destano forti preoccupazioni, se si considera che, nel 2021, l’autunno era stato l’unico periodo, in cui gli acquiferi avevano avuto modo di ricaricarsi dopo un’estate arida e prima della lunga stagione siccitosa, che ancora perdura.
Stanti le attuali condizioni, il timore è che il 2023 sia un anno ancora più difficile per le maggiori riserve idriche del Paese.
In Veneto, il fiume Adige è sceso a m. -3,62, un livello inferiore a quello medio estivo, ma è buona parte dei corpi idrici regionali, sia superficiali che sotterranei, a ristagnare sotto i livelli minimi (quasi tutte le falde toccano il record negativo da 20 anni in qua).
Restano a livelli bassi, i fiumi piemontesi: cala ancora la Sesia, che ora è a circa il 25% della portata media mensile.
In Valle d’Aosta, nei primi 15 giorni di Novembre, le piogge sono state modeste e la portata della Dora Baltea è in calo.
In Lombardia restano invariate le portate del fiume Adda, ma le riserve idriche segnano -34,3% sulla media del periodo.
In Emilia Romagna, il 90% del territorio è ancora in zona rossa per la siccità ed alcuni fiumi hanno portate quasi azzerate (il Reno è al 2% della portata media).
Ad essere colpiti da nubifragi sono stati in questi giorni soprattutto il NordOvest della Toscana (in 24 ore, mm. 130 su Stazzema, mm. 111,6 a Massa) ed il Grossetano (mm. 101,6 a Semproniano), esaltando il pericoloso regime torrentizio ormai assunto da alcuni fiumi, quali Serchio ed Ombrone, i cui livelli sono risaliti repentinamente dai livelli minimi, nei quali albergavano da settimane; tali perturbazioni si collocano in un autunno insolitamente caldo con temperature marine ancora elevate e foriere di eventi meteo estremi. Il Consiglio Nazionale Ricerche (C.N.R.) ha collocato l’Ottobre 2022 al secondo posto tra quelli più caldi dei recenti 200 anni e particolarmente aridi, con anomalie termiche anche di 6 gradi superiori alla media e deficit pluviometrici fino al 100% (ad esempio, Fossacesia in Abruzzo).
“Finora, l’attuale stagione sta deludendo le speranze di recupero per una situazione idrologica gravemente compromessa e del cui cambiamento si fa fatica a prendere atto, assumendo decisioni conseguenti – evidenzia Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – L’estate 2022 rappresenta una linea di confine per l’Italia davanti ad una crisi climatica, cui si deve rispondere anche con nuove infrastrutture multifunzionali, capaci di trattenere le acque, aumentando la resilienza di comunità e territori. Il Piano Laghetti, il Piano Invasi, il Piano di Efficientamento della Rete Idrica sono strumenti, in gran parte cantierabili, che mettiamo a servizio del Paese e del suo Governo.”
Il Lazio, come certifica la cartina dell’European Drought Observatory, è la regione dell’Italia centrale, che maggiormente sta soffrendo per la siccità ed in cui alcune precipitazioni, localizzate soprattutto a Nord, hanno ristorato territori da tempo in crisi idrica come dimostrano i dati sulle piogge da inizio anno: Montalto di Castro, mm. 219 millimetri, di cui 107 solo a Settembre; Cerveteri, mm. 140 (fonte: ARSIAL). I fiumi Liri e Sacco segnano la peggiore performance dei recenti 6 anni. Impressionante è il confronto tra le portate attuali del fiume Aniene e quelle “storiche”: -70%! Perfino i livelli degli invasi regionali testimoniano la penuria di piogge autunnali: sono quasi tutti al di sotto dei livelli registrati in estate (in controtendenza solo il lago di San Casciano, tra Lazio e Toscana, cresciuto in un mese di circa un metro e mezzo).
Nelle Marche, i livelli idrometrici non crescono e gli invasi regionali trattengono poco più di 30 milioni di metri cubi d’acqua.
In Umbria, dove ad Ottobre non è quasi mai piovuto, le recenti perturbazioni non hanno arrecato significativo beneficio ad un territorio in grave difficoltà idrica con il lago Trasimeno largamente sotto media e le portate del fiume Tevere in calo.
In Abruzzo, ad Ottobre si segnala un bilancio idroclimatico negativo con un deficit pluviometrico, che in moltissime località si aggira tra l’80 ed il 100% (fonte: Regione)! Le temperature di fine Ottobre sono state tra le più alte mai registrate nel periodo (il record è di Sulmona).
La situazione idrologica migliora scendendo verso Sud, confermando l’immagine di un’Italia idricamente rovesciata.
In Campania crescono i livelli dei fiumi Sele, Volturno e Garigliano.
La “lunga estate meridionale” e le necessità delle campagne fanno sì che i volumi invasati nelle dighe della Basilicata si riducano di oltre 3 milioni di metri cubi in una settimana, mentre in Puglia tale contrazione si limita a poco più di 1 milione di metri cubi, confermando il trend positivo sulle disponibilità d’acqua ancora presenti nei bacini regionali: + 30 milioni di metri cubi sul 2021, oltre il doppio sul 2020.