NELL’ITALIA DELL’ACQUA SI ACCENTUANO LE DIFFERENZE: IL NORD FATICA AD USCIRE DALL’EMERGENZA. FRANCESCO VINCENZI, Presidente ANBI “DAL NUOVO GOVERNO CI ASPETTIAMO SCELTE ORMAI IMPROCRASTINABILI PER IL FUTURO DEL PAESE”
Roma, 6 ottobre 2022 – “Il 2022 sta caratterizzandosi come uno spartiacque nella percezione anche comune di cambiamento climatico in Italia: il Nord rimane assetato a dispetto di un Sud più piovoso, ma soprattutto si registrano crescenti eventi meteo estremi, che nascono sul mar Tirreno, attraversano la Penisola rigenerandosi continuamente, superano gli Appennini caricandosi di energia, giungono sull’Adriatico al massimo della potenza dopo aver devastato, in un breve lasso di tempo, territori localizzati, mettendo in crisi un sistema di difesa idrogeologica, che si mostra ormai inadeguato ad affrontare fenomeni simili”: ad evidenziarlo è Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue, commentando i dati del report settimanale dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche.
Ne sono esempio la nuova alluvione, che ha colpito le province siciliane di Trapani, Palermo, Agrigento (scesi oltre 107 millimetri di pioggia a Contessa Entellina), ma anche i 270 millimetri caduti sul monte Amiata in Toscana, così come i livelli del bacino di San Casciano, al confine con il Lazio, cresciuti di 3 metri in 24 ore dopo settimane di sofferenza idrica; al Nord, invece, i livelli dei grandi laghi sono prossimi ai minimi storici (il Lario è all’ 8,2% del riempimento ed il Maggiore è calato di 20 centimetri in 13 giorni), mentre il fiume Po continua a segnare portate, che risulterebbero scarse anche in un’estate siccitosa (a Pontelagoscuro è a poco più del 30% della media): sconcertante è il confronto fra l’odierna portata media in Piemonte (153 metri cubi al secondo) e quella di un anno fa (mc/s 2638), allora foriera di grandi preoccupazioni per la tenuta idraulica.
Analoga situazione si registra in Valle d’Aosta, dove la Dora Baltea è al 30% della portata del 2021, così come quella degli altri corsi d’acqua piemontesi, vittime di un deficit pluviometrico pari al 13,8% con punta del 57,1% sul bacino della Stura di Lanzo; su base mensile (Settembre) il record negativo spetta al bacino del fiume Sesia con -70% di precipitazioni.
In Veneto, il livello del fiume Adige è al minimo del recente decennio, così come il Bacchiglione e la Livenza, il cui bacino registra il maggior deficit pluviometrico di Settembre (-18%; -41% su base annua) in una regione, dove il calo mensile è stato mediamente del 3%; per converso, si registrano surplus pluviometrici nei bacini di Tagliamento (+51%), Lemene (+38%) e Piave (+12%). Nell’anno idrologico appena concluso gli apporti meteorici sono stati inferiori del 32% alla media (- 14.159 milioni di metri cubi d’acqua) con forti ripercussioni sulle falde, i cui livelli medi mensili sono fino ad 80 centimetri inferiori al minimo assoluto (fonte: Arpav).
In Lombardia continua a calare la portata del fiume Adda, così come il volume d’acqua stoccata nei bacini e che si riduce di un ulteriore 10% in soli 7 giorni.
Non va meglio in Emilia Romagna, dove le portate dei fiumi restano ancora simili a quelle magre dell’estate e gli invasi piacentini sono prossimi allo 0% di riempimento.
La situazione muta, man mano che si scende verso Sud, assumendo contorni più differenziati.
In Toscana, il fiume Serchio è in leggera ripresa superando, seppur di poco, il limite di Deflusso Minimo Vitale (DMV), mentre invece torna a scendere la portata dell’Arno ; anche l’Ombrone decresce, ma mantiene una portata ben al di sopra delle medie del periodo.
Portate superiori alle medie del periodo si registrano per i fiumi marchigiani (Esino e Sentino) nelle zone colpite dalla tragica alluvione recente; restano stabili invece i livelli degli invasi.
L’accentuata localizzazione degli eventi atmosferici, a seguito dei cambiamenti climatici, ben si evidenzia in Umbria, dove i livelli del Tevere, nel quale sono confluite le piene di altri fiumi della regione, sono superiori alla media storica ma, al contempo, quelli dell’invaso di Maroggia sono ai minimi del recente passato ed il livello del lago Trasimeno è addirittura 80 centimetri più basso della media del periodo.
Nel Lazio diminuiscono i livelli dei laghi di Bracciano e di Nemi, così come quelli dei fiumi Aniene, Liri e Sacco. Nel Sud pontino, invece, si segnalano abbondanti precipitazioni e l’esondazione del Rio Fresco con l’allagamento di diverse zone della città di Formia (mm.120 di pioggia in 24 ore); l’alluvione ha colpito pesantemente anche altre località pontine: Fondi (mm. 183,4 di pioggia) e Sabaudia (mm. 179,6).
In Campania i fiumi Sele, Sarno, Volturno e Garigliano sono in calo con forti accentuazioni per gli affluenti e per i corsi d’acqua di dimensioni minori. Sono invece in aumento i volumi del lago di Conza sul fiume Ofanto e dei bacini del Cilento sul fiume Alento.
In Molise va segnalato come l’invaso della diga del Liscione abbia raggiunto quota m.108,1 sul livello del mare, cioè praticamente la stessa di Settembre 2021, l’anno peggiore in tempi recenti e cui seguì il minimo assoluto (m. 106,85 s.l.m.), registrato in Ottobre.
In Calabria l’invaso di S. Anna ha un volume di poco superiore all’anno scorso, ma inferiore di oltre 3 milioni di metri cubi rispetto al 2020.
In Puglia, infine, i volumi trattenuti dalle dighe continuano ad essere confortanti, mentre in Basilicata si sono ridotti di 2 milioni di metri cubi in soli 3 giorni, a testimonianza di una prolungata stagione irrigua.
“Di fronte ad una situazione così articolata, caratterizzata paradossalmente sia da una persistente sofferenza idrica che da un evidente rischio idrogeologico – conclude Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – ribadiamo l’urgente necessità, in attesa dei necessari interventi infrastrutturali, di un Piano di Efficientamento della Rete Idraulica, capace di mitigare le conseguenze della crisi climatica. Ancora nel 2020, ANBI ha presentato un Piano di 858 progetti, perlopiù definitivi ed esecutivi, capaci di garantire oltre 21.000 posti di lavoro, grazie ad un investimento di circa 4 miliardi e 339 milioni di euro. Allora come adesso le mettiamo a disposizione del Paese.”