OSSERVATORIO ANBI RISORSE IDRICHE PIOGGIA O NON PIOGGIA? COME L’IMPREVIDENZA STA TRASFORMANDO L’ACQUA IN UNA MINACCIA. ANBI SERVONO INFRASTRUTTURE IDRAULICHE E SCHEMI IDRICI PER CALMIERARE LE DISPARITA’ FRA TERRITORI ORA A SOFFRIRE SONO SOPRATTUTTO I LAGHI
Roma, 29 settembre 2022 – In una stagione già idraulicamente complessa, la crisi climatica accentua un fenomeno conosciuto, ma nuovo nelle dimensioni e che aumenta i rischi per la sicurezza dei territori: la repentina escursione dei livelli idrici con conseguente minaccia all’equilibrio ambientale e idrogeologico.
E’ così per i grandi laghi del Nord Italia, dove lo scompenso fra immissioni e deflussi è particolarmente evidente nel Lario (mc./sec. 7,7 contro mc./sec. 69) e nel Maggiore (mc./sec. 28,2 contro mc./sec. 69,5), i cui livelli in una settimana calano rispettivamente di 11,6 e 16,4 centimetri. Colpisce il confronto tra le percentuali di riempimento di quest’anno e quelle dell’anno scorso (Maggiore: 14,7% contro 56,7%; Lario:10,6% contro 71,8%; Garda: 22,1% contro 66,14%; Iseo: 12,1% contro 65%) con la somma complessiva dei volumi idrici trattenuti, inferiore del 18,2% al minimo storico.
In Valle d’Aosta sono in discesa le portate del torrente Lys e della Dora Baltea (mc./sec. 29) praticamente dimezzata rispetto allo scorso anno.
In Piemonte calano le portate di Orco, Pesio e Sesia, addirittura di 11 volte inferiore a quanto faceva registrare nel 2020, quando anche il Tanaro, seppur oggi in crescita, segnava livelli doppi; Stura di Lanzo e Stura di Demonte presentano una condizione idrica simile invece a quella dello scorso anno,
In Lombardia, nonostante i cospicui apporti dal lago di Como, continuano ad essere scarse le portate nel fiume Adda: -56% sul 2021, -70% sul 2020.
In Veneto, nonostante la timida crescita recentemente registrata dei livelli dei corsi d’acqua, il bilancio idrico resta fortemente negativo con i fiumi Adige e Livenza, che si mantengono ai livelli più bassi del recente decennio.
In Emilia Romagna, continua lo stato di marcata sofferenza dei corpi idrici con l’unica eccezione del fiume Savio.
Crescono le portate del fiume Po, seppur in maniera discontinua, come testimonia il rilevamento di Cremona, dove da mesi il flusso del Grande Fiume resta al di sotto dei minimi storici.
Come ormai ci ha abituato l’estremizzazione degli eventi atmosferici, la situazione è radicalmente diversa nella vicina Toscana, dove importanti apporti meteorici (in 2 giorni sono caduti 201 millimetri di pioggia su Roccalbegna nel grossetano e circa 162 millimetri su Arezzo contro, però, i soli 5 millimetri da Agosto sull’isola d’Elba) hanno regalato un’improvvisa “boccata d’acqua” a molti fiumi, creando contestualmente preoccupazione per la tenuta degli argini. Ne sono esempio la Cecina (cresciuta di 3 metri in 45 minuti e di quasi 5 metri in 3 ore!), l’Ombrone (salito di circa 4 metri e mezzo, passando da una perdurante condizione di magra all’attuale portata di 22,5 metri cubi al secondo),l’Egola (+m.1,80) e l’Arno (+m. 1,20 con una portata cresciuta da mc./sec. 8,21 a mc./sec. 158).
Nelle Marche, si trascinano gli effetti della tragica ondata di maltempo, che ha colpito la zona di Senigallia: i fiumi Esino e Sentino sono ai massimi livelli in anni recenti, così come è in crescita la Potenza; in altre zone, invece, Nera e Tronto sono in calo. Si riducono, seppur leggermente, i volumi trattenuti nei bacini della regione (-mc. 34000), allineandosi con i valori registrati nello stesso periodo del 2017.
Nonostante le abbondanti piogge registrate su Umbria ed Alto Lazio, il livello del lago Trasimeno scende ulteriormente da Agosto toccando quota -m. 1,56, ben al di sotto della soglia di livello critico, fissata a –m.1,20. Cresce invece il lago di Corbara (quasi 3 metri in 11 giorni), mentre il livello dell’invaso Marroggia è a quota m. 388,77 sul livello del mare, vale a dire solo 77 centimetri sopra la presa irrigua (ma la stagione del gran caldo è ormai finita…).
Nel Lazio, dove finalmente si registrano importanti piogge sul litorale romano, crescono i livelli del fiume Tevere (+ 3 metri circa) e del lago di Bracciano (+cm.11),così come nei corsi d’acqua nel bacino del Liri, dove si registrano portate superiori agli anni precedenti. Non altrettanto può dirsi del fiume Aniene, ben al di sotto dei flussi consueti, mentre resta stabile l’altezza del lago di Nemi.
In grande ripresa sono i livelli dei fiumi campani, soprattutto nel bacino del Volturno, grazie alle abbondanti precipitazioni, che hanno interessato tutta la regione, provocando gravi disagi nel casertano e nel napoletano, dove sono caduti fra i 60 e gli 80 millimetri di pioggia in sole 3 ore.
In Basilicata, piogge consistenti sono cadute soprattutto sul versante tirrenico e sui bacini dell’Ofanto, dell’Agri, del Noce; ciò nonostante, diminuiscono ancora i volumi d’acqua trattenuti negli invasi: 10 milioni di metri cubi in meno rispetto ad una settimana fa.
Analogo andamento si registra in Puglia, le cui riserve idriche calano di 3 milioni di metri cubi in una settimana (ma l’anno scorso, la diminuzione era stata di oltre 5 milioni e mezzo).
“Qui, però – commenta Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – – c’è da fare un’analisi in più, perché i dati pluviometrici 2022 evidenziano forti differenziazioni fra il Nord ed il Sud di una regione particolarmente allungata: rispetto ad una media regionale di circa 330 millimetri di pioggia, i deficit maggiori si registrano a Taranto (mm. 165,6) e nel Salento (a Santa Maria di Leuca, mm.233,6), mentre sulla Foresta Umbra sono caduti fino a 705 millimetri d’acqua.”
“E’ evidente – conclude Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – l’urgenza di creare, sia a Nord che a Sud, infrastrutture idrauliche capaci di calmierare le disparità idriche, raccogliendo acqua, ma anche trasportandola, laddove ce ne sia maggiore bisogno. Servono nuovi invasi, come quelli previsti dal Piano Laghetti, ma anche schemi idrici, che “accorcino” le distanze fra territori vicini in un’Italia dell’Acqua, dove ormai non esistono aree al riparo né dalla siccità, né dal rischio idrogeologico.”