ITALIA SEMPRE PIU’ ASSETATA E CALDA GRANDE PREOCCUPAZIONE PER I MESI A VENIRE. FRANCESCO VINCENZI, Presidente ANBI “PER AUMENTARE L’AUTOSUFFICIENZA ALIMENTARE NON BASTA DESTINARE NUOVI TERRENI ALL’AGRICOLTURA MA È DECISIVO REALIZZARE PICCOLI E MEDI BACINI DI ACCUMULO IDRICO”
Roma, 19 maggio 2022 – Ormai i cambiamenti climatici obbligano ad aggiornare pure il lessico popolare perché, di fronte all’anticiclone africano in una primavera già eccezionalmente calda, non si può certo dire “piove sul bagnato”, ma vero è che l’anticipo d’estate cancella anche le ultime speranze riposte sulle piogge di Maggio, utili a riequilibrare il clamoroso deficit idrico invernale.
Era invece accaduto così l’anno scorso, quando la prima metà del mese era stata caratterizzata da importanti perturbazioni primaverili, che avevano rimpinguato i corpi idrici del Centro-Nord Italia, tralasciando però il versante adriatico e la Sicilia, destinate a soffrire di siccità fino all’arrivo delle piogge ottobrine: nel Ferrarese, ad esempio, dove si sta velocemente tornando sotto ai minimi storici pluviometrici (così come nei bacini montani tra i fiumi Parma e Trebbia), le piogge cumulate nel 2021 da Gennaio a Maggio e quelle cadute nello stesso periodo di quest’anno sono praticamente identiche (poco sopra i 150 millimetri), facendo presagire un’altra stagione di grave sofferenza idrica (fonte: ARPAE).
In tutta l’Emilia-Romagna tornano a calare vistosamente le portate dei fiumi e, dopo i picchi della scorsa settimana, il Secchia ridiscende ai limiti del minimo storico (2,8 metri cubi al secondo), sotto il quale è già sceso l’Enza (oggi mc/sec 2,9).
Confrontando i dati 2021-2022 dei grandi bacini naturali del Nord, oggi tutti sotto media, si può notare come, ad eccezione del lago di Como, le differenze siano notevoli: 12 mesi fa, Garda ed Iseo erano quasi al colmo di piena come il Maggiore, cui oggi manca invece un buon 50% del volume d’acqua presente l’anno scorso (attualmente è al 39,5% di riempimento) e che, permanendo le attuali condizioni, segnerà prossimamente nuovi record di altezza idrometrica minima.
A segnalare gli allarmanti trend idrici in un periodo tradizionalmente piovoso ed oggi addirittura afoso è l’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche.
“In questo quadro, per contribuire ad aumentare l’autosufficienza alimentare, come consigliano le emergenze pandemica e bellica, non basta sottrarre 200.000 ettari al regime di set aside, restituendoli all’agricoltura; bisogna renderli produttivi e ciò non può avvenire senza adeguate infrastrutture per l’irrigazione” precisa Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI).
“Forti del 98% di realizzazioni portate a termine nell’ambito dei piani irrigui nazionali, i Consorzi di bonifica sono il più grande ufficio progettazioni a servizio del territorio – aggiunge il Direttore Generale di ANBI, Massimo Gargano – A fronte degli 880 milioni già assegnati, sfiora ormai i 3 miliardi di euro, l’ammontare dei progetti presentati nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: un patrimonio, che mettiamo a disposizione del Paese.”
In Valle d’Aosta, temperature, che sfiorano i 30 gradi, favoriscono lo scioglimento della neve, che sta rimpinguando i corsi d’acqua della regione.
A non godere dello scioglimento di un seppur insufficiente manto nevoso, pare essere il fiume Po tornato su valori minimi che, se confrontati con quelli del biennio precedente (già l’estate 2021 fu caratterizzata da un’allarmante siccità), evidenziano la criticità della situazione attuale con valori, che si aggirano attorno al 30% della media.
In Piemonte calano i livelli dei principali fiumi con le portate di Pesio, Tanaro e Sesia addirittura dimezzate in 7 giorni.
In Lombardia, dove la neve che va sciogliendosi è circa il 62% in meno di quella normalmente presente nel periodo, le portate del fiume Adda sono inferiori di oltre 200 milioni di metri cubi al secondo, rispetto allo stesso periodo del siccitosissimo 2017 (oggi mc/sec 47, allora mc/sec 248!).
Il Veneto resta una delle regioni maggiormente in difficoltà idrica con tutte le conseguenze, che già ora si stanno manifestando per l’agricoltura e l’ambiente (gran parte delle risorgive sono ai minimi o perfino asciutte). I livelli del fiume Adige sono oltre mezzo metro inferiori al 2017, ma addirittura – m.1,70 rispetto all’anno scorso. Stessa situazione si registra per tutti gli altri fiumi della regione, principalmente per Brenta, Livenza e Piave (fonte: ARPA Veneto).
Scendono a livelli da piena estate anche le portate dei fiumi toscani con Arno, Serchio e Ombrone, che hanno fluenze più che dimezzate rispetto alla media di Maggio (fonte: Centro Funzionale Regione Toscana).
Questa settimana, anche i corsi d’acqua marchigiani mostrano primi segnali di difficoltà dopo un periodo, in cui si erano contraddistinti per performances in controtendenza rispetto al resto del Paese (fonte: Protezione Civile Marche); stabili ed in linea con gli anni recenti sono invece i volumi invasati nelle dighe.
Nel Lazio, esigue, se confrontate con gli anni precedenti, sono le portate del fiume Tevere nel tratto viterbese per poi tornare, però, a livelli più vicini alla media, avvicinandosi alla foce. Non migliora la situazione del lago di Bracciano (-26 centimetri rispetto al 2021) e nemmeno la portata del fiume Aniene, praticamente ormai dimezzata dal 1974 (fonte: SICI – Sistema Informativo Catastrofi Idrogeologiche); anche Liri e Sacco segnano le peggiori performances in anni recenti.
In Campania, i livelli idrometrici dei fiumi Garigliano e Volturno si presentano in discesa, mentre risulta stabile il Sarno (tutti, comunque, hanno portate inferiori al biennio precedente); inoltre, si segnalano in lieve calo i volumi dei bacini del Cilento e del lago di Conza. Il rischio di siccità resta presente soprattutto nelle aree settentrionali della regione.
Un leggero incremento nei volumi invasati si registra per le dighe della Basilicata (- 26,39 milioni di metri cubi sullo scorso anno), mentre quelle pugliesi calano di quasi 3 milioni di metri cubi in una settimana, segnando un leggero deficit sullo scorso anno (-Mmc. 2,19).
In Sicilia, infine, rimane positiva la condizione complessiva degli invasi, nonostante le precipitazioni si manifestino da mesi in maniera disomogenea, lasciando all’asciutto una buona porzione di territorio (è piovuto lungo le coste orientali e settentrionali, ma niente sul siracusano e pochissimo nel resto della regione): i bacini contengono quasi 86 milioni di metri cubi d’acqua in più, rispetto al Maggio dell’anno scorso.