Roma, 7 aprile 2022 – Dopo le percezioni localizzate è la “fotografia” nazionale, fornita dall’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche, a confermare come le recenti piogge, pur ristorando i territori, non abbiano arrecato significativi apporti alla soluzione delle criticità idriche, che stanno colpendo soprattutto il Nord Italia.
“Scarsi livelli pluviometrici e crescente urbanizzazione riducono la permanenza dell’acqua sul territorio. Per questo – torna a ricordare Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – è necessario creare una rete di piccoli e medi invasi, capaci di trattenere le piogge per utilizzare tale disponibilità idrica nei momenti di bisogno.”
“Soprattutto in una contingenza difficile come l’attuale è urgente intervenire per ottimizzare ed aumentare le disponibilità idriche, ormai non solo indispensabili per la vita, ma fattore produttivo, determinante per l’autosufficienza alimentare ed energetica. Ancora una volta, il 90% della pioggia caduta è andata inutilizzata verso il mare: è come avere un serbatoio bucato” aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI.
I grandi laghi settentrionali hanno registrato incrementi minimi ed il lago di Como ha addirittura segnato il record negativo di riempimento, precedentemente registrato nel 1949; in Piemonte, i bacini artificiali trattengono acqua solo per il 23% della capacità. Nella stessa regione, le precipitazioni dei giorni scorsi si aggirano intorno ai 28 millimetri (maggiori a Torino con mm. 60 ca., minori a Vercelli con circa mm. 12). I corsi d’acqua restano stabili con la portata della Sesia, che cresce di quasi 10 metri cubi al secondo, ma quella del Pesio, ad esempio, che addirittura diminuisce.
In Valle d’Aosta, la portata della Dora Baltea rimane sostanzialmente invariata rispetto alla scorsa settimana, mentre la neve è tornata a cadere in montagna (a Courmayeur, quasi 80 centimetri contro una media del periodo di cm. 85).
In Liguria, le precipitazioni medie della scorsa settimana si aggirano sui 35 millimetri: maggiori nel Levante, minori a Ponente.
In Lombardia, le perturbazioni hanno portato mediamente mm. 23,4 di pioggia, senza alcuna positiva conseguenza sulle esangui portate del fiume Adda. Le riserve idriche permangono al 40% della media storica, mentre manca circa il 70% del manto nevoso.
Escono dai minimi storici, ad eccezione del rilevamento di Cremona, le portate del fiume Po, restando comunque al 70% della media storica.
In Emilia Romagna, risultano sorprendentemente positivi gli andamenti dei corsi d’acqua nei bacini orientali (riminese e ravennate), sia montani che di pianura: da alcune settimane, i fiumi Lamone e Savio risultano in controtendenza rispetto agli altri corsi d’acqua della regione; le recenti piogge hanno comunque permesso a Reno e Trebbia di uscire dalla “zona rossa” di criticità, mentre i fiumi modenesi e reggiani (Secchia ed Enza) segnano record negativi di portata. Gli invasi emiliani sono ai minimi degli anni recenti, mentre migliora la situazione nel ferrarese, dove circa 33 millimetri di pioggia hanno quantomeno attenuato la condizione di siccità, che si registra da oltre un anno.
In Veneto, resta inalterata la situazione idrologica: i flussi nei fiumi Adige, Bacchiglione e Brenta sono ai minimi.
Un po’ di ristoro è arrivato anche alle campagne del Friuli Venezia Giulia, dove le piogge sono state più intense nelle Valli del Natisone, ad Est della regione.
A beneficiare maggiormente delle piogge dei giorni scorsi paiono essere i fiumi della Toscana, che vedono le portate stabilizzarsi sui livelli medi del periodo e, nel caso dell’Arno, anche superarli. Le precipitazioni più copiose (oltre 80 millimetri) sono state in Lucchesia, mentre le minori nel Massese (circa mm. 32). Sulla regione sono mediamente caduti circa 63 millimetri di pioggia in 5 giorni, quando a Marzo la media era stata di mm. 44 con un deficit pluviometrico del 41% fino a punte di -76% nel bacino del fiume Magra e fino a – 72% nei bacini di Serchio, Cecina, Versilia, Cornia, nonché in parte di quelli di Arno e Ombrone.
Nelle Marche, le disponibilità idriche sono in crescita; leader di portata è il fiume Esino e l’acqua trattenuta dalle dighe è cresciuta di oltre 1 milione di metri cubi in 7 giorni.
In Umbria, dove nel bacino di Maroggia c’è solo metà dei volumi d’acqua degli anni precedenti, i temporali di questi giorni hanno portato mediamente 43 millimetri circa di pioggia.
Nel Lazio, il lago di Bracciano torna a crescere di 4 centimetri, così come buona è la performance del Tevere e dei fiumi del bacino del Liri; resta altresì in sofferenza idrica l’ Aniene, la cui portata è largamente inferiore alle medie del passato, nonostante siano caduti oltre 84 millimetri di pioggia sul suo bacino (sul resto della regione, la media pluviometrica è stata di mm. 51 con i valori massimi registrati sulla provincia di Frosinone e quelli minori sulla costa romana).
In Abruzzo, dove scarse sono state le piogge su alcune zone della costa teatina ( meno di un millimetro), si registrano invece discrete nevicate sull’Appennino: maggiori nella Marsica (Pescasseroli: cm. 57,3 in due giorni), minori nell’Aquilano (Campo Imperatore cm. 35,2 in 4 giorni);
Ottima è la condizione di tutti i fiumi campani, suffragata da abbondanti piogge con record toccati sulla penisola sorrentina e sui monti Picentini (a Ravello sono caduti ben 192 millimetri di pioggia, mentre a Vietri sul Mare, nel salernitano, ci si è fermati a mm. 175,4).
Eccezionale è la crescita dei volumi d’invaso in Basilicata: in soli 11 giorni sono aumentate le riserve stoccate di oltre 34 milioni di metri cubi, superando abbondantemente i già importanti valori dello scorso anno e mettendo al sicuro la prossima stagione irrigua; a confermare la salute idrica della regione sono anche le portate del fiume Agri, superiori agli anni precedenti.
Analoga, positiva condizione, ma con numeri più limitati, si registra Puglia, dove i volumi invasati sono aumentati di 1 milione di metri cubi al giorno.
In leggera controtendenza rispetto ad altre regioni meridionali è, invece, la Calabria dove, a fronte di 32 millimetri di pioggia, caduti mediamente sulla regione, l’invaso Sant’Anna ha registrato il volume idrico più basso dei recenti 7 anni: 7,49 milioni di metri cubi.
In Sicilia, l’apporto pluviometrico medio è stato di 23 millimetri, ma con una distribuzione “a macchia di leopardo”: se a Ragusa sono caduti quasi 72 millimetri di pioggia, a Catania si sono registrati poco più di mm. 2, mentre a Marsala ed Agrigento mm. 7,9 e 9,7 rispettivamente.
Infine la Sardegna, dove i volumi invasati nei bacini artificiali sono leggermente inferiori alla media dello scorso decennio, ma con forti differenze fra il Nord dell’Isola, dove si registrano evidenti criticità in tutti i serbatoi, mentre positivi sono i dati del sistema idrico Tirso-Flumendosa-Gallura.