Roma, 18 marzo 2022 – L’esempio arriva dall’Emilia Romagna e si chiama PRFV (Plastica Rinforzata con Fibre di Vetro), il prodotto (di provenienza perlopiù comunitaria o turca ed utilizzato per grandi tubazioni) che, in assenza di specifici interventi compensativi, sta minando l’equilibrio economico dei lavori avviati dai Consorzi di bonifica e già colpiti dagli incrementi record nei prezzi delle tubazioni in PVC (+105%): l’allarme arriva dall’ANBI che, sulla base delle segnalazioni dal territorio, denuncia un rincaro del 68% nel costo delle tubazioni in PRFV che, data la loro specificità, non sono previste in alcun prezziario ufficiale, ma sono soggette ad apposite analisi di costo, non essendo così ricomprese tra i materiali interessati dalle compensazioni post pandemiche, previste nei provvedimenti varati dal Governo. L’eccezionalità degli aumenti riferiti a lavori contrattualizzati in anni pre-Covid impedisce, per altro, che tali rincari possano essere assorbiti dalle ditte appaltatrici con la conseguenza che, in attesa di specifici interventi compensativi, molti cantieri rischiano di essere sospesi. Stanti le attuali condizioni di mercato, la prospettiva è di non riuscire più a completare i lavori oltre ai ritardi già accumulati nella loro realizzazione.
“La nostra richiesta – precisa Massimo Gargano, Direttore Generale dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio (ANBI) – è che anche le tubazioni in PRFV siano ricomprese nel prossimo decreto del M.I.M.S., inerente i lavori eseguiti nel primo semestre 2021 o quantomeno, data la loro composizione materiale, siano equiparate alle tubazioni in PVC rigido o in polietilene ad alta densità.”
“Consci della drammaticità della contingenza internazionale – conclude Francesco Vincenzi, Presidente di ANBI – ci appelliamo però alla classe politica, affinchè intervenga per limitare gli ostacoli sulla strada della ripresa economica, intrapresa dal Paese; in questo caso, ad essere pregiudicate, sono infrastrutture perlopiù a servizio dell’agricoltura, che produce cibo e di cui proprio gli eventi pandemico e bellico stanno evidenziando l’indispensabilità.”