Roma, 10 marzo 2022 – E’ ormai il CentroSud l’area complessivamente più “bagnata” d’Italia: la conferma arriva dall’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche, analizzando i dati annuali del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR IBE Climate Service), che indica come il catanese, nell’area orientale della Sicilia, sia addirittura la zona più umida d’Italia, avamposto di una progressiva tropicalizzazione del clima.
“Incrociando i dati – commenta Francesco Vincenzi, Presidente ANBI – emerge in grande evidenza la priorità del problema infrastrutturale per l’isola, dove è necessario non solo raccogliere l’acqua piovana, riducendo il rischio idrogeologico, ma poterla trasferire in quelle zone, che sono paradossalmente a rischio desertificazione.”
E’ il percorso del fiume Po, invece, a certificare la “grande sete” del Nord Italia: la leggera ripresa di portata a monte scompare lungo il percorso, non riuscendo ad incidere sui flussi, che dal tratto lombardo-emiliano fino al delta segnano i nuovi record di minimo storico; ne è campione il rilevamento di Piacenza (-69% sulla media mensile), dove portate invernali così ridotte sono pari a quelle registrate tra fine Giugno ed inizio Luglio di un anno molto siccitoso come il 2021.
L’analisi dei dati piemontesi (le principali portate fluviali sono più che dimezzate rispetto allo scorso anno) ben disegna scenari di grande preoccupazione idrica. A Febbraio le precipitazioni sono calate dell’87,1% sulla media (con punte anche oltre -90%) dopo un Gennaio, che aveva registrato addirittura -92,7%. Le temperature massime, nel mese scorso, in quasi tutta la regione sono state tra i 4 e i 5 gradi superiori alla media, mentre minime sono state le precipitazioni nevose nei bacini di Ticino, Cervo, Stura di Lanzo, Maira e nei settori delle Alpi Pennine, Graie e Cozie. Si parla addirittura di siccità estrema per il Canavese, dove è prosciugato il lago di Ceresole ed il fiume Orco ha una portata pari a 2,7 metri cubi al secondo contro i mc./sec. 6,6 dell’anno scorso ed i mc./sec. 10,8 del 2020.
Una situazione di inusuale siccità si sta registrando in Valle d’Aosta, dove ai minimi livelli della neve si accompagna l’assenza di precipitazioni, che si riflette sul calo di portata della Dora Baltea, che scende sotto il livello dello scorso anno (fonte: Centro Funzionale Regionale Valle d’Aosta)
Situazione idrica largamente deficitaria anche in Lombardia, dove le riserve nivali segnano -53,5 % sulla media (fonte: ARPA Lombardia) ed il fiume Adda tocca il minimo del decennio.
Nel grave panorama del Nord Italia non fa eccezione il Veneto: a Febbraio sono caduti 29 millimetri di pioggia (solo mm. 3 a Rovigo), corrispondenti a -52% sulla media storica (-70% nei bacini di pianura di Livenza, Piave, Lemene, Fissero-Tartaro-Canal Bianco, Tagliamento). L’indice SPI (Standardised Precipitation Index) di medio periodo (6 mesi) evidenzia siccità severa nel quadrante sud-orientale della regione e addirittura siccità estrema nelle province di Venezia, Padova e Rovigo. Per quanto riguarda la neve, il deficit sulle Dolomiti è pari al 30%, mentre sulle Prealpi sale al 45%. In questa situazione critica, i livelli di tutti i fiumi inevitabilmente precipitano addirittura sotto i livelli del siccitoso 2017: l’Adige è 90 centimetri più basso dell’anno scorso ed il Brenta è a -1 metro e mezzo.
Tra i grandi laghi, anche il Garda decresce, avvicinandosi al dato medio, sotto il quale sono da tempo gli altri specchi lacustri come l’Iseo, cui mancano all’appello 83 milioni di metri cubi d’acqua rispetto alla media storica.
In Emilia Romagna calano ulteriormente i già esangui corsi d’acqua appenninici e le dighe piacentine contengono meno della metà dei volumi dello scorso anno, scendendo ampiamente sotto la media decennale. Nella zona ferrarese del Nord Reno, con soli 12 millimetri di pioggia caduta in 2 mesi, si sfiora lo stato di siccità estrema.
“Le conseguenze dell’emergenza idrica, che si sta evidenziando nel Nord della Penisola, rischiano di impattare pesantemente su due criticità del sistema Paese, evidenziate dalle emergenze pandemica ed ora bellica: l’autosufficienza alimentare ed energetica – segnala Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI– Nell’immediato occorrono politiche di coesione fra tutti i soggetti interessati e che, nel rispetto delle priorità di legge, garantiscano il miglior utilizzo dell’acqua disponibile; contestualmente bisogna avviare investimenti per nuovi invasi multifunzionali.”
Idricamente aggregata al Nord Italia è ormai la Toscana, dove i fiumi soffrono da molti mesi ed hanno portate ridotte a meno del 25% della media (Arno: mc/sec 24,10 contro uno storico mensile pari a mc/sec 104,94). Un caso di studio sta diventando l’Ombrone (a lungo l’anno scorso sotto il Minimo Deflusso Vitale), nel cui bacino le precipitazioni scarseggiano anche quando il resto della Toscana è interessato da perturbazioni; esemplare il caso della località grossetana di Rispescia, dove dall’inizio dell’anno sono caduti solo 33,4 millimetri di pioggia (-76,66%), contro i mm. 161,2 dell’anno scorso ed i mm. 143,08 della media decennale.
Nelle Marche i fiumi hanno portate in calo, ma in linea con gli anni scorsi, mentre i bacini regionali registrano invece un aumento dei volumi, superiore al milione e mezzo di metri cubi e le ultime precipitazioni hanno riequilibrato gli indici SPI di breve periodo anche nelle province (Macerata ed Ascoli), che stavano maggiormente soffrendo.
In Umbria, a Febbraio sono caduti circa 41,7 millimetri di pioggia; i livelli del lago Trasimeno e del bacino di Maroggia sono ai minimi del decennio così come il fiume Tevere al rilevamento di Monte Molino, nella bassa valle: m.0,50 a fronte di una media storica di m.1,39.
Nel Lazio, le portate dei fiumi Liri-Garigliano e Sacco sono ai minimi dal 2017.
In Campania, i livelli idrometrici dei fiumi Sele e Sarno sono in aumento, in discesa invece i livelli del Volturno mentre il Garigliano è ai minimi dell’ultimo quinquennio. Si segnalano in lieve ripresa i volumi dei bacini del Cilento, mentre è in calo il lago di Conza (entrambi, però, abbondantemente sotto i livelli dell’anno scorso).
Smentendo la storia idrologica del Paese, al Sud si incontra una situazione sorprendentemente positiva.
In Basilicata, bagnata da abbondanti piogge, le disponibilità idriche sono aumentate di quasi 16 milioni di metri cubi in una settimana, pur rimanendo complessivamente al di sotto dell’ottimo 2021(fonte: Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Meridionale).
In Puglia (a Febbraio, sulla Capitanata, sono caduti 84 millimetri di pioggia contro una media di mm. 38), il volume d’acqua, trattenuto nei serbatoi, è cresciuto di 22,6 milioni di metri cubi in 7 giorni.
Confortanti ed in media con gli anni scorsi sono i volumi idrici, trattenuti negli invasi della Calabria.
Infine, è sostanzialmente in media con gli anni scorsi la situazione della Sardegna dove, dopo un Gennaio particolarmente asciutto (-50% di piogge con punte di -75% in Nurra, Olbiense ed aree centrali dell’isola), le disponibilità idriche sono comunque calate di oltre 200 milioni di metri cubi rispetto ad un anno fa (fonte: Autorità di bacino regionale della Sardegna).