Le estrazioni potrebbero peggiorare il dissesto idraulico e idrogeologico e far “affondare” il Delta del Po a causa del fenomeno della subsidenza. Serve un piano strategico sulle rinnovabili per l’autosufficienza energetica a lungo termine
Ferrara, 22 febbraio 2022 – I rincari energetici e i timori per l’instabilità politica tra Russia e Ucraina che potrebbero portare a un conflitto, stanno facendo moltiplicare gli appelli per riprendere le estrazioni di gas metano nell’Alto Adriatico. Una situazione che preoccupa il Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara e la Provincia di Ferrara, anche alla luce del sopralluogo della Commissione Agricoltura del Senato che ha visionato i gravi danni indotti dalle estrazioni metanifere nel Delta del Po dal 1938 al 1964.
Presenti al sopralluogo anche Francesco Vincenzi, presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) e Stefano Calderoni, nella doppia veste di vicepresidente ANBI e presidente del Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara.
“I Consorzi di Bonifica – ha detto Vincenzi – subiscono, come cittadini e aziende, i rincari energetici e stanno pagando e pagheranno bollette salatissime per garantire irrigazione e interventi sugli impianti. Occorre ricordare, però, che l’estrazione metanifera ha innescato tra il 1950 e il 1980 un’accelerazione dell’abbassamento del suolo, decine di volte superiore ai livelli normali con punte massime di oltre 3 metri. Recenti rilievi effettuati dall’Università di Padova hanno evidenziato un ulteriore abbassamento di 50 centimetri nel periodo 1983-2008 nelle zone interne del Delta del Po. Un “affondamento” che ha causato un grave dissesto idraulico e idrogeologico e ovvie ripercussioni sull’economia e la vita sociale dell’area. Per questo ci appelliamo al principio di massima precauzione prima di pensare a una ripresa massiccia delle trivellazioni in Alto Adriatico”.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Stefano Calderoni, che ribadisce: “Riprendere le estrazioni metanifere sul nostro territorio non solo è un errore, ma sarebbe come tentare di curare una ferita grave con un cerotto. Questo tipo di estrazione non ci renderebbe, infatti, autonomi dall’approvvigionamento dai paesi dell’Est perché le scorte sarebbero insufficienti nel lungo periodo. Inoltre, paradossalmente, gli effetti delle trivellazioni farebbero aumentare ulteriormente i costi di bonifica, perché se il suolo si abbassa, dobbiamo far lavorare gli impianti in maniera straordinaria per impedire all’acqua di sommergere il territorio. Serve, piuttosto, un piano strategico per le energie rinnovabili che ci consenta di utilizzare le sponde dei canali che sono già impermeabilizzate per il fotovoltaico oppure i pannelli “galleggianti” sui canali. Il Consorzio ha già un progetto che ci consentirebbe di produrre energia senza consumare un centimetro di suolo, ma la burocrazia e l’esclusione dei Consorzi come “produttori di energia” dal PNRR ci sta facendo rallentare.”
Impensabile per Gianni Michele Padovani, presidente della Provincia di Ferrara, una ripresa dell’estrazione di gas metano nel Delta del Po.
“Appare quasi surreale che, tra le diverse opzioni possibili, si pensi di sfruttare ancora una volta le nostre aree marine a fini energetici. Come presidente di un ente di area vasta che ha come primo dovere quello di amministrare e salvaguardare il territorio trovo impensabile che una zona protetta dall’alto valore ambientale, riconosciuta dal Mab Unesco, venga anche solo presa in considerazione. Il Basso Ferrarese, come i territori attigui del rodigino e del ravennate, vive di pesca, agricoltura, turismo lento ed ecosostenibile e pare ovvio che la nostra economia non può permettersi le ripercussioni ambientali di una trivellazione. Insieme al Consorzio di Bonifica agiremo in tutte le sedi per evitare che l’estrazione di gas metano venga effettuata a discapito dell’equilibrio idrogeologico, ma anche sociale ed economico dei territori”.