Alte temperature, scarsità di piogge e mancanza di invasi creano allarme per agricoltura e habitat
Parma, 4 Febbraio 2022 – I cambiamenti climatici si fanno sentire in modo pesante. Le stagioni si invertono e la crisi idrica, qualora il contesto generale non volgesse ad una drastica inversione di tendenza, peraltro non prevista nel breve-medio periodo da nessuna agenzia metereologica ufficiale, potrebbe assumere risvolti molto problematici soprattutto nel Nord del paese e nelle province meno strutturate per un approvvigionamento costante di acqua.
Il Po, oggi, presenta livelli statistici di portata che rasentano quelli solitamente registrati nei mesi estivi, le temperature – che hanno toccato i 20 gradi nei giorni “della Merla” annoverati, da sempre, come i più freddi dell’anno – si sommano agli allarmanti dati che arrivano dalle montagne, sia Alpi che Appennini, caratterizzate dall’aridità imperante. Il manto nevoso infatti mostra un calo del 60-77%, mentre i grandi laghi del Nord del paese, Maggiore e Como in testa, utili in primavera ed estate per assicurare alla nostra regione flussi costanti di risorsa idrica, sono invasati al 18-22% rispetto alla loro capacità. Piogge ristoratrici in vista non se ne vedono e quel che preoccupa è che, quando arriveranno, potranno abbattersi con violenza creando ulteriori danni alle prime importanti colture stagionali.
In questo complesso contesto il Parmense non si distingue e criticità manifeste già si evidenziano sia per il comparto agricolo che per l’habitat. Prodotti come cipolle, barbabietole, legumi tipici del periodo, in attesa tra 15-20 giorni del grosso dei trapianti colturali, rischiano di essere in affanno tra pochi giorni.
In Italia si trattiene solo il 10% delle precipitazioni totali dell’anno e la provincia di Parma, non essendo provvista di invasi in grado di immagazzinare la risorsa, vive costantemente l’affanno di non riuscire a soddisfare le sue necessità. In un simile, delicato scenario il Consorzio della Bonifica Parmense deve essere pronto in ogni momento a gestire gli equilibri, sia in caso di piogge alluvionali improvvise sia nel calibrare al millesimo la quantità di risorsa da destinare al territorio per non restare all’asciutto con conseguenti danni incalcolabili per diversi settori.
Molto chiaro e secco il commento del presidente del Consorzio della Bonifica Parmense Francesca Mantelli: “Se i fiumi mostrano chiaramente ormai un regime da torrente, i torrenti vivono momenti di magra quasi raddoppiati e la risorsa idrica è carente per lunghissimi periodi. Questo crea insicurezza e incertezza nel territorio, nell’economia agricola e agroalimentare e all’ambiente che senza l’acqua non vive e non prospera. Servono infrastrutture, invasi, per incamerare l’acqua quando cade e considerando i progetti presentati da ANBI in tutto il paese nel Piano Invasi sono fiduciosa che le Istituzioni ci aiuteranno per accelerare i tempi perché i problemi e i danni economici, ambientali e sociali rischiano di pesare enormemente sulla vita quotidiana di ognuno di noi e su ciò che ci circonda”.
Preoccupazioni fondate e riscontrabili dai dati che l’Ufficio Consortile ha diramato in merito la situazione dei comprensori gestiti: su un’area vasta oltre 31 mila ettari si riscontra i sottobacini si presentano già in sofferenza, come ad Ongina (derivazione dal fiume Po) dove il prelievo avviene a 25.50 m.s.l., si è già prossimi al limite di 24.40 m.s.l, (una volta raggiunta questa soglia non sarà possibile derivare dal Grande Fiume; e anche a Ramiola (derivazione dal torrente Taro) e Guardasone (derivazione dal torrente Enza), in cui la condizione di magra presenta portate vicine al DMV (Deflusso Minimo Vitale) che, solitamente, scatta nei momenti di maggiore siccità, cioè attorno a luglio/agosto.