Roma, 20 gennaio 2022 – Pur con alcune situazioni in controtendenza, i dati settimanalmente raccolti dall’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche testimoniano una situazione di scarsità idrica in tutto il Nord Italia, un ridimensionamento delle portate fluviali in alcune regioni centrali e buone disponibilità d’acqua nei bacini meridionali.
Il dato più eclatante è quello del fiume Po, che ha portate praticamente dimezzate rispetto ad un anno fa. A Piacenza, con un flusso pari 379,7 metri cubi al secondo, è arrivato vicino ai minimi storici mensili: è il dato più basso degli ultimi 16 anni; in tutto il 2021, sono stati solo 7 i giorni (tutti compresi fra Luglio ed Agosto), in cui la portata è scesa sotto il livello attuale.
Questa condizione di magra invernale riguarda anche gli altri fiumi dell’Emilia Romagna con Nure e Secchia, che restano sotto il minimo storico, mentre gli altri sono al di sotto delle medie mensili. L’andamento pluviometrico è comunque nella norma, seppur sul ferrarese (a Nord della foce del Reno) si segnala il quinto peggior risultato degli ultimi 30 anni: 143 millimetri dal 1°Ottobre.
“L’accentuato andamento torrentizio anche dei corsi d’acqua più importanti della regione, a fronte di un andamento pluviometrico complessivamente stabile, seppur localmente accentato nei picchi, evidenzia una volta di più la necessità di nuovi invasi, capaci di calmierare le disponibilità idriche. La loro multifunzionalità sarebbe ancor più significativa in periodi, come l’attuale, in cui più evidenti sono le conseguenze della dipendenza energetica del nostro Paese” sottolinea Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI).
Si confermano particolarmente basse anche le portate dei fiumi piemontesi, con l’eccezione della Dora Baltea, che gode da mesi di una condizione straordinariamente favorevole a partire dal tratto valdostano; per il resto, i flussi attuali sono in linea (Tanaro), se non addirittura inferiori (Sesia e Stura di Lanzo) con quanto registrato nei mesi estivi, mentre il Pesio tocca il record negativo di 2,5 metri cubi al secondo (fonte: ARPA Piemonte).
Anche i fiumi veneti sono in calo di portata (soprattutto Adige e Brenta), così come l’Adda, in Lombardia.
Ad ulteriormente preoccupare è il finora scarso potenziale idrico, stoccato sotto forma di neve nell’arco alpino ed appenninico ed il cui valore, soprattutto nella parte lombarda e piemontese, registra -57.6%.
“Il perdurare delle temperature rigide – commenta Meuccio Berselli, Segretario Generale dell’Autorità Distrettuale del fiume Po – contribuisce all’attuale magra, che può essere un campanello d’allarme per la prossima stagione irrigua.”
“Va peraltro ricordato – aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – che proprio i cambiamenti climatici, già fattori dell’estremizzazione degli eventi atmosferici, sono pure causa del progressivo anticipo della stagione irrigua.”
Lo scenario è deficitario anche per le risorse trattenute nei grandi invasi settentrionali (Lario: 11,8% di riempimento); escludendo il Garda, presentano volumi invasati, inferiori rispetto al periodo: il lago di Como registra -66%, l’Iseo -33%, mentre nel lago Maggiore mancano all’appello 50 milioni di metri cubi, con valor idrometrici da tardo periodo estivo.
Scendendo lungo la Penisola, si conferma la ripresa dei corsi d’acqua marchigiani, mentre rallenta il trend positivo dei fiumi toscani, soprattutto di Ombrone ed Arno, che comunque rimane in linea con la media mensile (fonte: Centro Funzionale Regione Toscana).
Nel Lazio si evidenzia uno stato di sofferenza idrica nel bacino del fiume Liri-Garigliano, così come in Campania, dove calano i livelli di tutti i principali serbatoi idrici, toccando valori inferiori alla media del recente quadriennio; i livelli idrometrici dei fiumi Garigliano, Volturno, Sarno e Sele risultano in diminuzione, essendo mancate precipitazioni rilevanti e con una ancora scarsa ricaduta dell’acqua di neve dalle alte quote; in calo anche i volumi dei bacini del Cilento e del lago di Conza, entrambi con valori inferiori ad un anno fa.
Pur continuando a crescere, segnalano un rallentamento anche le disponibilità idriche in Basilicata e Puglia, dove si registra un incremento rispettivamente di 15 e 11 milioni di metri cubi; l’anno scorso, nello stesso periodo, l’accumulo settimanale era stato, però, di 27 e 16 milioni.
Permangono ottime le perfomance dei bacini calabresi ai livelli massimi dal 2015, grazie all’andamento pluviometrico: nel comprensorio della diga di monte Marello, tra Novembre e Dicembre, sono caduti 246 millimetri di pioggia.
Infine, sono finalmente confortanti i dati dei bacini siciliani: dopo un autunno “asciutto”, Dicembre ha registrato un incremento mensile dei volumi pari al 35% arrivando a +78% rispetto sull’anno precedente (fonte: Dipartimento Regionale dell’Autorità di bacino del Distretto Idrografico della Sicilia).