Bologna – Coordinare e rendere omogenea l’attività degli enti che svolgono opere di bonifica e di contrasto al dissesto idrogeologico nell’Appennino emiliano-romagnolo; realizzare una programmazione triennale condivisa; razionalizzare l’uso delle risorse finanziarie per migliorare l’efficacia degli interventi.
L’accordo prevede che la contribuenza di montagna venga destinata in massima parte alla progettazione, esecuzione, manutenzione ed esercizio delle opere e degli interventi di bonifica da parte dei Consorzi che vengono così identificati come i principali attori protagonisti della lotta al dissesto idrogeologico del nostro Appennino.
Massimiliano Pederzoli, presidente Urber, ha così commentato la firma del protocollo d’intesa: «La sicurezza idrogeologica è diventata un prerequisito necessario per il mantenimento e l’insediamento di nuove attività produttive in un territorio. Infatti non conosco nessuno disposto ad investire il proprio denaro in una attività che rischia di essere spazzata via da una frana o da una alluvione. Da oggi grazie alle nuove competenze in materia di tutela del suolo saremo, dunque, in grado di dare quelle risposte concrete in materia di sicurezza che da tempo gli insediamenti produttivi della montagna chiedono. Anzi le attività agricole e produttive saranno le prime “sentinelle” del territorio grazie ad interventi mirati e che da oggi saremo in grado di fare con tempestività, secondo i monitoraggi capillari stilati dai consorzi».
L’accordo prevede che la contribuenza di montagna venga destinata in massima parte alla progettazione, esecuzione, manutenzione ed esercizio delle opere e degli interventi di bonifica da parte dei Consorzi che vengono così identificati come i principali attori protagonisti della lotta al dissesto idrogeologico del nostro Appennino.
Massimiliano Pederzoli, presidente Urber, ha così commentato la firma del protocollo d’intesa: «La sicurezza idrogeologica è diventata un prerequisito necessario per il mantenimento e l’insediamento di nuove attività produttive in un territorio. Infatti non conosco nessuno disposto ad investire il proprio denaro in una attività che rischia di essere spazzata via da una frana o da una alluvione. Da oggi grazie alle nuove competenze in materia di tutela del suolo saremo, dunque, in grado di dare quelle risposte concrete in materia di sicurezza che da tempo gli insediamenti produttivi della montagna chiedono. Anzi le attività agricole e produttive saranno le prime “sentinelle” del territorio grazie ad interventi mirati e che da oggi saremo in grado di fare con tempestività, secondo i monitoraggi capillari stilati dai consorzi».
Dal 2000 al 2013 la Regione Emilia-Romagna ha investito 160 milioni di euro per quasi 2000 interventi di difesa del suolo e 50 milioni per oltre 770 interventi di bonifica nelle aree montane. A questa cifra vanno aggiunti i fondi dei Consorzi di bonifica, che come risulta dai bilanci preventivi ogni anno incassano complessivamente come contribuenza montana circa 15 milioni di euro, di cui il 30% destinati alle opere definite nel protocollo.