Centro Italia diviso a metà fra un Nord in deficit idrico ed un Sud con abbondanti disponibilità d’acqua: è questa la “fotografia”, che emerge dal report settimanale dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche
Roma, 16 dicembre 2021 – Se la dorsale adriatica sta uscendo dalla forte aridità registrata nei mesi estivi, non altrettanto può dirsi del versante tirrenico, dove i fiumi toscani hanno portate largamente inferiori agli anni scorsi e pressoché dimezzate rispetto alla media mensile (fonte: Centro Funzionale Regione Toscana), così come decrescono le portate negli alvei fluviali di Lazio e Campania, nonostante le recenti precipitazioni che hanno stressato la rete idraulica e di cui hanno beneficiato gli invasi del Cilento ed il lago di Conza.
Negativo è anche l’andamento pluviometrico su una regione tradizionalmente “bagnata” come l’Umbria (caduti in Novembre mm. 23,9 contro mm. 203,83 nel 2019 e mm. 103,18 nel 2018!) ma, per contrappunto, si registrano precipitazioni abbondanti sul versante adriatico in Abruzzo (meglio le zone costiere che le aree interne dell’aquilano e della Marsica) e Molise, così come hanno ripreso vigore i livelli dei bacini ed i fiumi delle Marche dopo settimane di sofferenza (Potenza, Esino e Nera segnano il record di portata del recente quadriennio).
L’andamento idrico positivo prosegue, scendendo al Sud, dove i principali invasi della Puglia segnano, in una settimana, un incremento di 29 milioni di metri cubi, raggiungendo quasi +40 milioni in Basilicata (addirittura +133,3 milioni di metri cubi sul 2020).
Il maltempo, che da settimane sferza la Sicilia, ha portato quantomeno anche una forte crescita nelle deficitarie riserve idriche dell’isola: in un mese sono cresciute di ben 141 milioni di metri cubi, grazie alle piogge, che hanno però evidenziato le criticità idrogeologiche del territorio (fonte: Dipartimento Regionale dell’Autorità di Bacino del Distretto Idrografico Sicilia); esemplare è il caso di Castellamare del Golfo dove, da Ottobre ad oggi sono caduti 543 millimetri di pioggia (la media annua è pari a mm. 650 ca.), comportando però il crollo di un ponte sul fiume San Bartolomeo, repentinamente ingrossato.
“La Sicilia, dove da decenni i Consorzi di bonifica sono commissariati dalla politica, è testimonial del paradosso di un Paese, dove convivono pericolo alluvionale ed emergenze siccità. La situazione nell’isola è aggravata da una forte carenza infrastrutturale, che impedirà il completo utilizzo delle risorse idriche, che si stanno proponendo – sottolinea Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – Una volta di più chiediamo il ritorno dei Consorzi di bonifica all’ordinario regime democratico per valorizzarne a pieno le capacità progettuali ed operative.”
Risalendo al Nord, si registra un generalizzato calo di disponibilità idrica, dove i livelli dei grandi laghi sono stazionari verso il basso (Lario e Maggiore sono sotto media), mentre il fiume Po registra portate largamente inferiori sia alla media mensile che allo scorso anno.
Ad eccezione del Savio sono in calo le portate dei corsi d’acqua emiliano-romagnoli (più che dimezzate rispetto alla media), così come inferiori agli scorsi anni sono quelle dei fiumi veneti , piemontesi (Stura di Demonte, Tanaro, Pesio) e dell’Adda in Lombardia; idem per il torrente Lys in Valle d’Aosta, mentre la Dora Baltea resta sopra media (fonte: Centro Regionale Funzionale Valle d’Aosta).
“Stanti le attuali condizioni – conclude Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – possiamo guardare con moderato ottimismo alla prossima stagione irrigua nel Sud Italia, dove determinante è la presenza di numerosi invasi. Non altrettanto può dirsi al Nord, dove la gran parte di eventuali apporti idrici da piogge o neve termineranno inevitabilmente a mare, disperdendo un patrimonio d’acqua utilissimo per i mesi più caldi. Auspichiamo che i prossimi provvedimenti economici del Governo assumano anche la necessità di un nuovo Piano Invasi per il Paese.”