A ROVIGO PER I 70 ANNI DALL’ALLUVIONE, VINCENZI: “AFFONDARE IL POLESINE È UNA SCELTA GIA’ FATTA NEL PASSATO E RIPETERLA OGGI È ANCORA PIU’ SBAGLIATO”
Roma, 7 dicembre 2021 – “L’Italia è maestra nel dimenticare gli eventi”: a sottolinearlo è Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) in occasione dell’evento organizzato a Rovigo dai locali Consorzi di bonifica per commemorare la disastrosa alluvione del 1951 in Polesine, un territorio che continua ad esistere solo grazie ad una sapiente opera quotidiana di gestione idraulica, coadiuvata da oltre 200 impianti idrovori.
L’ “affondamento” del Polesine e del Delta Padano, dovuto agli emungimenti metaniferi tra il 1938 ed il 1964, continua ad avere ripercussioni sull’economia e la vita sociale dell’area; tant’è che rilievi effettuati dall’Università di Padova hanno evidenziato un ulteriore abbassamento di 50 centimetri nel periodo 1983-2008 nelle zone interne del Delta del Po. La congiuntura internazionale sta ora aggravando il già pesante onere economico, dovuto alla sola energia elettrica, utilizzata dai Consorzi di bonifica per “mantenere questi territori all’asciutto” e che sta velocemente raggiungendo costi insostenibili, richiedendo urgenti interventi di sostegno da parte delle autorità politiche.
“La lezione del Polesine, conseguenza di un errato modello di sviluppo oggi improponibile, insegna che è necessario anticipare le emergenze, accentuate in tempi recenti dalla crisi climatica, che evidenzia l’inadeguatezza di una rete idraulica nazionale, il cui 70% ha oltre 30 anni di vita – prosegue il Presidente di ANBI – Eppure l’Italia riesce a spendere solo il 45% dei finanziamenti comunitari, destinati al Paese. Occorre guardare già oltre il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, individuando ulteriori risorse e sfruttando la grande capacità progettuale dei Consorzi di bonifica, determinante affinchè la prossima Legge Finanziaria comprenda anche un nuovo Piano Invasi, fondamentale per dotare il Paese di maggiori disponibilità idriche, coniugandole alle esigenze di salvaguardia idrogeologica. Ma non basta – conclude Vincenzi – Bisogna finanziare nuove strutture irrigue con il Fondo per lo Sviluppo e la Coesione, contribuendo a colmare il gap infrastrutturale fra Nord e Sud dell’Italia. In questo quadro i Consorzi di bonifica ed irrigazione sono gli unici enti in grado di gestire l’intera filiera realizzativa: dalla progettazione alla rendicontazione delle opere.”