“C’è bisogno di un rinnovato illuminismo come quello che, nel ‘700, seppe aprire nuovi orizzonti all’umanità – ha affermato di fronte ai rappresentanti dei circa 150 Consorzi di bonifica, operanti sul territorio nazionale – L’orizzonte, però, è confuso; eppure c’è chi, nonostante l’ostracismo e le difficoltà frapposti dal potere dominante, sa individuare, in un crescente consenso, un modello di sviluppo, che ha al centro il territorio ed i suoi valori.
L’Italia – ha aggiunto con determinazione, riferendosi alla grave congiuntura economica – oggi non è più fondata sul lavoro com’era inteso fino a pochi anni fa, ma potrà tornare ad esserlo, valorizzando qualità, bellezza e cultura: tre elementi distintivi del nostro Paese, forieri di sviluppo ed occupazione; ne è esempio l’agricoltura, l’unico settore produttivo ad evidenziare un andamento positivo.
Se questo modello è condiviso, ne devono derivare scelte conseguenti per operare le quali, però, serve una visione illuministica, che torni a porre al centro la persona, la sua felicità, la qualità della vita. Finora, invece, il protagonista di questo processo, cioè il territorio italiano, è stato vittima dell’uomo, che ha saputo trasformare la madre acqua in matrigna, accentuando le conseguenze di cambiamenti climatici, per altro indotti da un supposto progresso, grazie alla confusa, spesso abusiva ed illogica cementificazione del territorio, che continua a consumare centinaia di ettari al giorno.
Di fronte a questo scenario, possono bastare i documenti e le direttive europee oppure le dichiarazioni del Governo e le risoluzioni parlamentari? Evidentemente no; è necessario cambiare: serve un new deal per il territorio, di cui i Consorzi di bonifica saranno protagonisti moderni ed orgogliosi, strategici a questo nuovo modello di sviluppo. Sono enti di straordinaria modernità, rispondenti ai nuovi indirizzi europei, come testimoniato anche dalla P.A.C. 2014-2020. Sono esempio di efficienza, concretezza ed innovazione a servizio delle esigenze della collettività: dalla redazione, immediatamente cantierabile, del Piano per la Riduzione del Rischio Idrogeologico a quella del Piano Nazionale degli Invasi, dall’ottimizzazione dell’irrigazione con il sistema esperto Irriframe alla realizzazione del Piano Irriguo Nazionale, dagli interventi per la ricarica delle falde acquifere, al contributo nella produzione di energia rinnovabile, che oggi ha raggiunto i 350 milioni di kilowattora annui grazie a mini-hydro e fotovoltaico.
Un obbiettivo sarà rappresentare queste eccellenze all’Expo 2015, un percorso per il quale, entro fine mese, A.N.B.I. attiverà un gruppo di lavoro nazionale.
A fronte di tutto questo – ha concluso di fronte ad un parterre ricco di esponenti del Governo e del Parlamento, rappresentanti di forze politiche, organizzazioni professionali agricole, sindacati, mondo accademico, associazioni ambientaliste, società civile) – chiediamo:
-alla Società ed ai mass-media di aiutarci nell’affermare una nuova cultura dell’acqua;
-alle Regioni di porre attenzione alle scelte, che andranno a determinare con i Piani di Sviluppo Rurale 2014-2020;
-al Governo di varare il 2° Piano Irriguo Nazionale, di approvare il Disegno di Legge sul Consumo del Suolo, di procedere alle semplificazioni burocratiche, di adottare e finanziare il Piano per la Riduzione del Rischio Idrogeologico, fondamentale anche per ridurre il divario nella crescita tra Nord e Sud del Paese;
-alla Politica di attivare scelte, che consentano ai nostri figli, più in generale all’Italia ed all’Europa, di vivere una nuova stagione dell’ essere collettività perché, citando Voltaire, Le streghe hanno cessato di esistere, quando si è smesso di bruciarle.”