“C’è un’immagine suggestiva, che ben rappresenta lo stato del territorio italiano: in qualsiasi posto ci si trovi, tracciando un raggio di 5 chilometri, comunque si individuerà un manufatto, magari abusivo.”
A ricordarlo è Massimo Gargano, Presidente A.N.B.I., proponendo alcuni dati utili a “fotografare” la situazione ambientale della Penisola a pochi giorni dall’Assemblea dell’Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni.
La fragilità del territorio risulta infatti aggravata dall’intensa urbanizzazione; per l’A.N.B.I. è quindi prioritario limitare e compensare l’impermeabilizzazione del suolo, impedendo l’occupazione di altre aree verdi. I fenomeni da contrastare sono la cementificazione selvaggia e l’abbandono delle terre marginali da parte degli agricoltori: negli ultimi 40 anni, infatti, la superficie coltivata si è ridotta di circa il 28%, arrivando a meno di 13 milioni di ettari.
Va inoltre ricordata la forte pressione dell’impermeabilizzazione del territorio sulle risorse idriche. Un terreno agricolo può incamerare anche 200 millimetri di precipitazioni pari a 2000 tonnellate di acqua per ettaro. L’impermeabilizzazione riduce l’assorbimento di pioggia nel suolo, in casi estremi impedendolo completamente. L’infiltrazione di acqua piovana nei terreni talvolta fa invece si che essa impieghi più tempo per raggiungere i fiumi, riducendo la portata e quindi il rischio di inondazioni.
Il dissesto idrogeologico in Italia risulta diffuso: interessa, secondo i dati ufficiali, l’82% dei Comuni.
Nei rapporti ufficiali vengono raccolti dati gravemente preoccupanti, considerando che l’elevata criticità idrogeologica del territorio italiano determina che 6 milioni di persone abitino in un territorio ad alto rischio idrogeologico e 22 milioni in zone a rischio medio. Si calcola che 1.260.000 edifici siano a rischio di frane ed alluvioni e, di questi, oltre 6.000 sono scuole, mentre le strutture sanitarie sono più di 500.
Un’analisi compiuta dall’Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica del Consiglio Nazionale Ricerche (C.N.R.) rivela che tra il 1950 e 2012 si sono registrati 1.061 eventi di frana e 672 eventi di inondazione. Le vittime sono state oltre 9.000 e gli sfollati e senza tetto oltre 700.000. Tali eventi hanno avuto impatto sui beni privati e collettivi, sull’industria, sull’agricoltura, sul paesaggio e sul patrimonio artistico e culturale senza contare le conseguenze occupazionali e psicologiche sulla comunità.
Secondo i dati ANCE-CRESME del 2012, tra il 1944 e il 2011, il danno economico prodotto in Italia dalle calamità naturali supera 240 miliardi di euro, con una media di circa 3,5 miliardi di euro all’anno. Le calamità idrogeologiche hanno contribuito per circa il 25% al danno complessivo.
Le cause sono molteplici: la variabilità climatica con piogge intense e concentrate nello spazio e nel tempo, l’impetuosa urbanizzazione, il disordine nell’uso del suolo.
“I dati sulla vulnerabilità del territorio italiano quindi non mancano come sono altrettanto note le indispensabili azioni di manutenzione idrogeologica – conclude Gargano – I Consorzi di bonifica, che operano su oltre 17 milioni di ettari cioè il 50% del territorio italiano, hanno realizzato e provvedono alla manutenzione, nonchè all’esercizio di un grande patrimonio di impianti ed infrastrutture idrauliche, destinate alla difesa del suolo; basti pensare ai circa 200.000 chilometri di canali o ai quasi 800 impianti idrovori. Gli oneri di manutenzione ordinaria di tali opere sono a carico dei consorziati: nel 2012, sono ammontati a 566 milioni di euro gli importi versati ai Consorzi di bonifica da parte di 7.700.000 contribuenti. Se la manutenzione ordinaria è a carico dei privati consorziati, occorrono però finanziamenti pubblici per la manutenzione straordinaria e l’adeguamento degli impianti. Manutenzione ed usi del territorio – chiosa il Presidente A.N.B.I. – sono un binomio inscindibile, cui è subordinata, in gran parte, la sicurezza territoriale del Paese.
Questi saranno alcuni dei temi al centro dell’Assemblea A.N.B.I., che si terrà Giovedì 11 Luglio p.v., dalle ore 9.30, nel Centro Congressi dell’Hotel Parco dei Principi, a Roma.
A ricordarlo è Massimo Gargano, Presidente A.N.B.I., proponendo alcuni dati utili a “fotografare” la situazione ambientale della Penisola a pochi giorni dall’Assemblea dell’Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni.
La fragilità del territorio risulta infatti aggravata dall’intensa urbanizzazione; per l’A.N.B.I. è quindi prioritario limitare e compensare l’impermeabilizzazione del suolo, impedendo l’occupazione di altre aree verdi. I fenomeni da contrastare sono la cementificazione selvaggia e l’abbandono delle terre marginali da parte degli agricoltori: negli ultimi 40 anni, infatti, la superficie coltivata si è ridotta di circa il 28%, arrivando a meno di 13 milioni di ettari.
Va inoltre ricordata la forte pressione dell’impermeabilizzazione del territorio sulle risorse idriche. Un terreno agricolo può incamerare anche 200 millimetri di precipitazioni pari a 2000 tonnellate di acqua per ettaro. L’impermeabilizzazione riduce l’assorbimento di pioggia nel suolo, in casi estremi impedendolo completamente. L’infiltrazione di acqua piovana nei terreni talvolta fa invece si che essa impieghi più tempo per raggiungere i fiumi, riducendo la portata e quindi il rischio di inondazioni.
Il dissesto idrogeologico in Italia risulta diffuso: interessa, secondo i dati ufficiali, l’82% dei Comuni.
Nei rapporti ufficiali vengono raccolti dati gravemente preoccupanti, considerando che l’elevata criticità idrogeologica del territorio italiano determina che 6 milioni di persone abitino in un territorio ad alto rischio idrogeologico e 22 milioni in zone a rischio medio. Si calcola che 1.260.000 edifici siano a rischio di frane ed alluvioni e, di questi, oltre 6.000 sono scuole, mentre le strutture sanitarie sono più di 500.
Un’analisi compiuta dall’Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica del Consiglio Nazionale Ricerche (C.N.R.) rivela che tra il 1950 e 2012 si sono registrati 1.061 eventi di frana e 672 eventi di inondazione. Le vittime sono state oltre 9.000 e gli sfollati e senza tetto oltre 700.000. Tali eventi hanno avuto impatto sui beni privati e collettivi, sull’industria, sull’agricoltura, sul paesaggio e sul patrimonio artistico e culturale senza contare le conseguenze occupazionali e psicologiche sulla comunità.
Secondo i dati ANCE-CRESME del 2012, tra il 1944 e il 2011, il danno economico prodotto in Italia dalle calamità naturali supera 240 miliardi di euro, con una media di circa 3,5 miliardi di euro all’anno. Le calamità idrogeologiche hanno contribuito per circa il 25% al danno complessivo.
Le cause sono molteplici: la variabilità climatica con piogge intense e concentrate nello spazio e nel tempo, l’impetuosa urbanizzazione, il disordine nell’uso del suolo.
“I dati sulla vulnerabilità del territorio italiano quindi non mancano come sono altrettanto note le indispensabili azioni di manutenzione idrogeologica – conclude Gargano – I Consorzi di bonifica, che operano su oltre 17 milioni di ettari cioè il 50% del territorio italiano, hanno realizzato e provvedono alla manutenzione, nonchè all’esercizio di un grande patrimonio di impianti ed infrastrutture idrauliche, destinate alla difesa del suolo; basti pensare ai circa 200.000 chilometri di canali o ai quasi 800 impianti idrovori. Gli oneri di manutenzione ordinaria di tali opere sono a carico dei consorziati: nel 2012, sono ammontati a 566 milioni di euro gli importi versati ai Consorzi di bonifica da parte di 7.700.000 contribuenti. Se la manutenzione ordinaria è a carico dei privati consorziati, occorrono però finanziamenti pubblici per la manutenzione straordinaria e l’adeguamento degli impianti. Manutenzione ed usi del territorio – chiosa il Presidente A.N.B.I. – sono un binomio inscindibile, cui è subordinata, in gran parte, la sicurezza territoriale del Paese.
Questi saranno alcuni dei temi al centro dell’Assemblea A.N.B.I., che si terrà Giovedì 11 Luglio p.v., dalle ore 9.30, nel Centro Congressi dell’Hotel Parco dei Principi, a Roma.