PIACENZA (14 febbraio 2013) – Il problema del consumo del suolo in Italia resta una delle urgenze primarie alle quali la politica, agendo con lungimiranza, dovrebbe cercare di dare soluzione. I dati ufficiali ci dicono che in Italia ogni giorno 100 ettari di terreno agricolo vengono cementificati e così negli ultimi 40 anni la superficie agricola è passata da 18 a 13 milioni di ettari, con una perdita pari alla somma dei territori di Lombardia, Liguria ed Emilia Romagna.
Sulle base dei dati riportati dal rapporto "Panoramica sulle migliori pratiche per il contenimento dell’impermeabilizzazione del suolo e la mitigazione dei suoi effetti”, emerge che “tra il 2000 e il 2006 aumenti particolarmente elevati di terreno edificato con più del 7,5% sono stati osservati nei Paesi Bassi, Portogallo, Irlanda, Cipro e Spagna. Alcuni singole regioni sono state caratterizzate anche da un rapido aumento di superfici edificate, tra i quali la metà delle regioni olandesi, e otto province in Italia tra le quali Piacenza”. Questa ricerca prodotta in sede europea evidenzia gli effetti dell’impermeabilizzazione che diminuisce molti dei benefici del suolo libero. Ad esempio, riducendo l’assorbimento di pioggia si avranno una serie di effetti diretti sul ciclo idrologico e indiretti sul microclima, producendo un aumento del rischio inondazioni, esondazioni e allagamenti proprio come in questi ultimi anni viene purtroppo constatato, con un notevole dispendio in termini di vite umane ed economico.
Questa dissennata cementificazione si compie a danno dei suoli agricoli colpendo al cuore l’agricoltura di qualità, coprendo i suoli con una spessa coltre di cemento con perdita irreversibile delle funzioni ecologiche di sistema e aumento della fragilità del territorio: cresce così la probabilità di frane e alluvioni.
A questo proposito lo stesso ministro Mario Catania è stato protagonista, durante la sua esperienza alla guida del dicastero dell’agricoltura, della presentazione di un disegno di legge che si prefiggeva l’obiettivo di ridurre il consumo di suolo agricolo.
Così ha dichiarato il ministro in una recente intervista: “Il DDL nasce dall’esigenza di arrestare il fenomeno della cementificazione nel nostro paese. È necessario essere consapevoli che preservare le risorse e, nello specifico, il suolo, significa fare un investimento a lungo termine anche per le future generazioni.”
E continua: “Contenere il consumo del suolo è una battaglia che serve a salvare i terreni agricoli dalla cementificazione, ma più in generale dobbiamo fare in modo che non siano sottratti altri terreni alla coltivazione che è la vocazione primaria della terra. L’Italia ha bisogno di altri presupposti su cui basare il suo sviluppo, che deve essere sostenibile. Sia chiaro, per il futuro non auspico certo un ritorno a una dimensione agreste; piuttosto ritengo che l’Italia debba puntare sul rispetto e la salvaguardia del proprio territorio, valorizzando le sue peculiarità”.
“Ci troviamo del tutto in linea con quanto espresso dal ministro dell’agricoltura rispetto al problema del consumo di suolo legato anche e soprattutto all’urbanizzazione sempre più crescente”. Afferma il presidente del Consorzio di Bonifica di Piacenza Fausto Zermani. “In particolare con l’idea di non sottrarre suolo eccessivo all’agricoltura in quanto, come sostiene il ministro, quella della “coltivazione è la vocazione primaria della terra”. In una prospettiva di crescita e di sviluppo del nostro paese, l’attenzione alla salvaguardia del nostro territorio è un punto fondamentale e irrinunciabile.”
Rispetto al contesto europeo e a quello italiano la provincia piacentina non fa eccezione e non si sottrae alle problematiche che sono state prese in considerazione. Per essere al passo con i tempi e coerenti al contesto in cui il nostro territorio è inserito, Piacenza non potrà rinunciare a quella che è la propria vocazione territoriale.
Sulle base dei dati riportati dal rapporto "Panoramica sulle migliori pratiche per il contenimento dell’impermeabilizzazione del suolo e la mitigazione dei suoi effetti”, emerge che “tra il 2000 e il 2006 aumenti particolarmente elevati di terreno edificato con più del 7,5% sono stati osservati nei Paesi Bassi, Portogallo, Irlanda, Cipro e Spagna. Alcuni singole regioni sono state caratterizzate anche da un rapido aumento di superfici edificate, tra i quali la metà delle regioni olandesi, e otto province in Italia tra le quali Piacenza”. Questa ricerca prodotta in sede europea evidenzia gli effetti dell’impermeabilizzazione che diminuisce molti dei benefici del suolo libero. Ad esempio, riducendo l’assorbimento di pioggia si avranno una serie di effetti diretti sul ciclo idrologico e indiretti sul microclima, producendo un aumento del rischio inondazioni, esondazioni e allagamenti proprio come in questi ultimi anni viene purtroppo constatato, con un notevole dispendio in termini di vite umane ed economico.
Questa dissennata cementificazione si compie a danno dei suoli agricoli colpendo al cuore l’agricoltura di qualità, coprendo i suoli con una spessa coltre di cemento con perdita irreversibile delle funzioni ecologiche di sistema e aumento della fragilità del territorio: cresce così la probabilità di frane e alluvioni.
A questo proposito lo stesso ministro Mario Catania è stato protagonista, durante la sua esperienza alla guida del dicastero dell’agricoltura, della presentazione di un disegno di legge che si prefiggeva l’obiettivo di ridurre il consumo di suolo agricolo.
Così ha dichiarato il ministro in una recente intervista: “Il DDL nasce dall’esigenza di arrestare il fenomeno della cementificazione nel nostro paese. È necessario essere consapevoli che preservare le risorse e, nello specifico, il suolo, significa fare un investimento a lungo termine anche per le future generazioni.”
E continua: “Contenere il consumo del suolo è una battaglia che serve a salvare i terreni agricoli dalla cementificazione, ma più in generale dobbiamo fare in modo che non siano sottratti altri terreni alla coltivazione che è la vocazione primaria della terra. L’Italia ha bisogno di altri presupposti su cui basare il suo sviluppo, che deve essere sostenibile. Sia chiaro, per il futuro non auspico certo un ritorno a una dimensione agreste; piuttosto ritengo che l’Italia debba puntare sul rispetto e la salvaguardia del proprio territorio, valorizzando le sue peculiarità”.
“Ci troviamo del tutto in linea con quanto espresso dal ministro dell’agricoltura rispetto al problema del consumo di suolo legato anche e soprattutto all’urbanizzazione sempre più crescente”. Afferma il presidente del Consorzio di Bonifica di Piacenza Fausto Zermani. “In particolare con l’idea di non sottrarre suolo eccessivo all’agricoltura in quanto, come sostiene il ministro, quella della “coltivazione è la vocazione primaria della terra”. In una prospettiva di crescita e di sviluppo del nostro paese, l’attenzione alla salvaguardia del nostro territorio è un punto fondamentale e irrinunciabile.”
Rispetto al contesto europeo e a quello italiano la provincia piacentina non fa eccezione e non si sottrae alle problematiche che sono state prese in considerazione. Per essere al passo con i tempi e coerenti al contesto in cui il nostro territorio è inserito, Piacenza non potrà rinunciare a quella che è la propria vocazione territoriale.