PIACENZA – E’ di questi giorni la notizia che attesta che il fenomeno dell’acquisizione di terreni coltivabili in Africa e Asia da parte di multinazionali, governi stranieri e fondi d’investimento interessati a produrre cibo e biocarburanti per l’esportazione, si è intensificato a partire dal 2009. Fino al 2012 ha coinvolto almeno 53 milioni di ettari.
A intensificare tale fenomeno (noto con il termine inglese “land grabbing”) sono le nuove abitudini alimentari in Cina e India e il cambiamento climatico che rende particolarmente vulnerabili i paesi mediorientali.
“Il fenomeno del “land grabbing”, sottolinea il presidente di Coldiretti Piacenza Luigi Bisi, è stato condannato dalla stessa Fao perché sottrae le risorse primarie dei paesi interessati che spesso si trovano in condizioni di difficoltà economica. Una nuova forma di colonialismo favorita da una globalizzazione senza regole che tratta le risorse primarie come beni qualunque e favorisce le speculazioni”.
Nel fenomeno del land grabbing esiste il rischio concreto che le popolazioni locali perdano potere di controllo e di accesso sulle terre cedute e sulle risorse naturali collegate alla terra e ai suoli, come, ad esempio, l’acqua. Infatti a far preoccupare tutto questo processo è l’impatto della nuova geopolitica del cibo sulle risorse idriche. E’ stato calcolato che per coltivare circa 47 milioni di ettari occorrono oltre 454 miliardi di metri cubi di acqua all’anno, quasi 10 volte il lago di Garda. Ma l’ammontare è in costante crescita, perché gli investimenti in terreni agricoli aumentano ogni giorno.
In Italia tale fenomeno non è ancora particolarmente noto, ma è preoccupante questa grande richiesta di acqua. Infatti anche a Piacenza ogni anno persiste il problema dell’acqua legato in modo particolare all’uso in agricoltura per la produzione delle eccellenze piacentine. “L’acqua, afferma il presidente del Consorzio di Bonifica Fausto Zermani, è una risorsa indispensabile e per questo è fondamentale una corretta gestione delle opere; occorre ottimizzarne l’uso e utilizzare tutti gli strumenti adeguati ad immagazzinarla nei mesi invernali quando questa è abbondante, per poi distribuirla nel periodo estivo; è importante anche ricordare che la disponibilità di acqua verrà a ridursi sempre di più a causa dei mutamenti climatici in corso già da diversi anni, e oggi sempre più accentuati. Per rispondere a questi ultimi, si auspica la realizzazione nel breve e medio periodo di piccoli bacini che posti lungo i principali canali e a monte degli agglomerati urbani, abbinino la funzione di laminare le acque stoccando quelle in eccesso, al fine di formare idonee riserve per i momenti di necessità”.
A intensificare tale fenomeno (noto con il termine inglese “land grabbing”) sono le nuove abitudini alimentari in Cina e India e il cambiamento climatico che rende particolarmente vulnerabili i paesi mediorientali.
“Il fenomeno del “land grabbing”, sottolinea il presidente di Coldiretti Piacenza Luigi Bisi, è stato condannato dalla stessa Fao perché sottrae le risorse primarie dei paesi interessati che spesso si trovano in condizioni di difficoltà economica. Una nuova forma di colonialismo favorita da una globalizzazione senza regole che tratta le risorse primarie come beni qualunque e favorisce le speculazioni”.
Nel fenomeno del land grabbing esiste il rischio concreto che le popolazioni locali perdano potere di controllo e di accesso sulle terre cedute e sulle risorse naturali collegate alla terra e ai suoli, come, ad esempio, l’acqua. Infatti a far preoccupare tutto questo processo è l’impatto della nuova geopolitica del cibo sulle risorse idriche. E’ stato calcolato che per coltivare circa 47 milioni di ettari occorrono oltre 454 miliardi di metri cubi di acqua all’anno, quasi 10 volte il lago di Garda. Ma l’ammontare è in costante crescita, perché gli investimenti in terreni agricoli aumentano ogni giorno.
In Italia tale fenomeno non è ancora particolarmente noto, ma è preoccupante questa grande richiesta di acqua. Infatti anche a Piacenza ogni anno persiste il problema dell’acqua legato in modo particolare all’uso in agricoltura per la produzione delle eccellenze piacentine. “L’acqua, afferma il presidente del Consorzio di Bonifica Fausto Zermani, è una risorsa indispensabile e per questo è fondamentale una corretta gestione delle opere; occorre ottimizzarne l’uso e utilizzare tutti gli strumenti adeguati ad immagazzinarla nei mesi invernali quando questa è abbondante, per poi distribuirla nel periodo estivo; è importante anche ricordare che la disponibilità di acqua verrà a ridursi sempre di più a causa dei mutamenti climatici in corso già da diversi anni, e oggi sempre più accentuati. Per rispondere a questi ultimi, si auspica la realizzazione nel breve e medio periodo di piccoli bacini che posti lungo i principali canali e a monte degli agglomerati urbani, abbinino la funzione di laminare le acque stoccando quelle in eccesso, al fine di formare idonee riserve per i momenti di necessità”.