Con il sopraggiungere di questa nuova ondata di perturbazioni autunnali e a pochi giorni dall’anniversario dell’alluvione in Liguria, che nel 2011 costò la vita a 11 persone e travolse intere città fra cui Genova stessa, non si può trascurare quanto la cura della manutenzione delle opere idrauliche – fiumi e canali artificiali di bonifica – sia condizione essenziale per affrontare con un po’ di serenità e senza danni ingenti le avversità meteo-climatiche. Cura che rappresenta la principale missione del Consorzio di Bonifica della Romagna Occidentale.
L’apprensione diffusa dalle notizie dei mass media in occasione di ogni aggravamento meteorologico è un chiaro segnale della fragilità dell’assetto idrogeologico del nostro Paese, tale per cui una precipitazione più abbondante della norma rischia di tramutarsi in catastrofe.
Il Consorzio di Bonifica della Romagna Occidentale opera in un territorio di 200.000 ettari (di cui 50.000 in Toscana) tra il Sillaro a ovest, il Lamone a est, il Reno a nord e lo spartiacque appenninico a sud. Le cifre, più di qualunque altra considerazione, rendono l’idea dello sforzo compiuto ogni anno dal Consorzio.
Due milioni di euro è l’ammontare delle opere di manutenzione ordinaria dei mille chilometri di canali di scolo eseguite quest’anno dal Consorzio nel solo distretto di pianura, la parte di comprensorio di competenza del Consorzio a valle della via Emilia, dove lo scolo delle acque di pioggia avviene esclusivamente tramite i canali di bonifica. Gli interventi di diserbo meccanico dell’alveo e dei corpi arginali degli scoli consorziali hanno comportato una spesa superiore al milione di euro. Ai diserbi si sono poi aggiunti interventi di risezionamento e smelmamento dei canali, di riprese di frane nelle scarpate interne, di impermeabilizzazione e di ricostruzione di arginature per un importo complessivamente pari anch’esso a un milione di euro.
A questa attività si aggiungono la manutenzione, l’esercizio e la sorveglianza degli impianti idrovori e delle numerosissime altre opere di bonifica idraulica dislocate lungo la rete scolante consorziale, quali botti a sifone, paratoie, chiaviche di sbocco, ecc.
«Si tratta di lavori assolutamente essenziali per assicurare la massima funzionalità delle opere idrauliche, in assenza dei quali il deflusso delle acque sarebbe ostacolato – afferma il presidente del Consorzio Alberto Asioli. – Bisogna tenere presente, infatti, che nel nostro territorio di pianura le pendenze disponibili per lo scolo a gravità delle acque sono estremamente ridotte, nelle zone più a valle addirittura limitate a un metro per chilometro. Ciò comporta la necessità di tenere nella massima efficienza la rete scolante, pena l’esposizione a un rischio idraulico permanente.
Purtroppo questa consapevolezza non è di tutti – continua Asioli. – È opinione corrente, infatti, che l’attività di bonifica sia qualcosa di risalente al passato, che avrebbe avuto termine con la costruzione delle grandi opere che hanno riscattato il nostro territorio dalle originarie condizioni di dissesto. Non c’è nulla di più sbagliato. Nessuna delle opere realizzate e da realizzare in questo settore potrebbe funzionare se non fosse oggetto di una continua manutenzione, esercizio e sorveglianza. La bonifica idraulica è una funzione più che mai attuale, una conquista che richiede sforzi quotidiani.»
L’impegno del Consorzio non è limitato alla sola manutenzione ordinaria del patrimonio di opere esistente. Altrettanto rilevante è la progettazione di nuove infrastrutture, per adeguare la capacità di smaltimento della rete di bonifica alle mutate condizioni territoriali. «Bisogna tener conto – aggiunge il presidente – che gli scoli consorziali sono stati costruiti in base alle esigenze di un territorio che era eminentemente agricolo e che nel tempo ha subito un vorticoso processo di antropizzazione. I progetti di nuove opere programmate dal Consorzio in questo campo sono quindi finalizzati a colmare il gap di portata dei canali rispetto agli afflussi che si registrano in determinate condizioni. È di quest’anno, ad esempio, l’inaugurazione della cassa d’espansione a protezione della zona sud-ovest dell’abitato di Lugo, che ha lo scopo di invasare le portate in esubero dello scolo consorziale Brignani e trattenerle fino al cessare dell’emergenza idraulica». Altre opere sono in programmazione, ma, purtroppo, le possibilità di vederle realizzate a breve sono assai ridotte. «È un dato di fatto che, da parte degli enti finanziatori, non c’è adeguata attenzione verso le esigenze di messa in sicurezza idraulica del territorio – conclude Asioli. – L’Associazione Nazionale dei Consorzi di Bonifica (Anbi) ha a più riprese presentato un piano per la riduzione del rischio idrogeologico, che nel 2012 ha evidenziato una necessità di investimento complessivo di quasi sette milioni di euro, per un totale di quasi tremila interventi, prevalentemente di manutenzione straordinaria (ridurre i fenomeni di dissesto, contenere le frane, sistemare le pendici, regolare i torrenti e i piccoli corsi d’acqua).»
L’apprensione diffusa dalle notizie dei mass media in occasione di ogni aggravamento meteorologico è un chiaro segnale della fragilità dell’assetto idrogeologico del nostro Paese, tale per cui una precipitazione più abbondante della norma rischia di tramutarsi in catastrofe.
Il Consorzio di Bonifica della Romagna Occidentale opera in un territorio di 200.000 ettari (di cui 50.000 in Toscana) tra il Sillaro a ovest, il Lamone a est, il Reno a nord e lo spartiacque appenninico a sud. Le cifre, più di qualunque altra considerazione, rendono l’idea dello sforzo compiuto ogni anno dal Consorzio.
Due milioni di euro è l’ammontare delle opere di manutenzione ordinaria dei mille chilometri di canali di scolo eseguite quest’anno dal Consorzio nel solo distretto di pianura, la parte di comprensorio di competenza del Consorzio a valle della via Emilia, dove lo scolo delle acque di pioggia avviene esclusivamente tramite i canali di bonifica. Gli interventi di diserbo meccanico dell’alveo e dei corpi arginali degli scoli consorziali hanno comportato una spesa superiore al milione di euro. Ai diserbi si sono poi aggiunti interventi di risezionamento e smelmamento dei canali, di riprese di frane nelle scarpate interne, di impermeabilizzazione e di ricostruzione di arginature per un importo complessivamente pari anch’esso a un milione di euro.
A questa attività si aggiungono la manutenzione, l’esercizio e la sorveglianza degli impianti idrovori e delle numerosissime altre opere di bonifica idraulica dislocate lungo la rete scolante consorziale, quali botti a sifone, paratoie, chiaviche di sbocco, ecc.
«Si tratta di lavori assolutamente essenziali per assicurare la massima funzionalità delle opere idrauliche, in assenza dei quali il deflusso delle acque sarebbe ostacolato – afferma il presidente del Consorzio Alberto Asioli. – Bisogna tenere presente, infatti, che nel nostro territorio di pianura le pendenze disponibili per lo scolo a gravità delle acque sono estremamente ridotte, nelle zone più a valle addirittura limitate a un metro per chilometro. Ciò comporta la necessità di tenere nella massima efficienza la rete scolante, pena l’esposizione a un rischio idraulico permanente.
Purtroppo questa consapevolezza non è di tutti – continua Asioli. – È opinione corrente, infatti, che l’attività di bonifica sia qualcosa di risalente al passato, che avrebbe avuto termine con la costruzione delle grandi opere che hanno riscattato il nostro territorio dalle originarie condizioni di dissesto. Non c’è nulla di più sbagliato. Nessuna delle opere realizzate e da realizzare in questo settore potrebbe funzionare se non fosse oggetto di una continua manutenzione, esercizio e sorveglianza. La bonifica idraulica è una funzione più che mai attuale, una conquista che richiede sforzi quotidiani.»
L’impegno del Consorzio non è limitato alla sola manutenzione ordinaria del patrimonio di opere esistente. Altrettanto rilevante è la progettazione di nuove infrastrutture, per adeguare la capacità di smaltimento della rete di bonifica alle mutate condizioni territoriali. «Bisogna tener conto – aggiunge il presidente – che gli scoli consorziali sono stati costruiti in base alle esigenze di un territorio che era eminentemente agricolo e che nel tempo ha subito un vorticoso processo di antropizzazione. I progetti di nuove opere programmate dal Consorzio in questo campo sono quindi finalizzati a colmare il gap di portata dei canali rispetto agli afflussi che si registrano in determinate condizioni. È di quest’anno, ad esempio, l’inaugurazione della cassa d’espansione a protezione della zona sud-ovest dell’abitato di Lugo, che ha lo scopo di invasare le portate in esubero dello scolo consorziale Brignani e trattenerle fino al cessare dell’emergenza idraulica». Altre opere sono in programmazione, ma, purtroppo, le possibilità di vederle realizzate a breve sono assai ridotte. «È un dato di fatto che, da parte degli enti finanziatori, non c’è adeguata attenzione verso le esigenze di messa in sicurezza idraulica del territorio – conclude Asioli. – L’Associazione Nazionale dei Consorzi di Bonifica (Anbi) ha a più riprese presentato un piano per la riduzione del rischio idrogeologico, che nel 2012 ha evidenziato una necessità di investimento complessivo di quasi sette milioni di euro, per un totale di quasi tremila interventi, prevalentemente di manutenzione straordinaria (ridurre i fenomeni di dissesto, contenere le frane, sistemare le pendici, regolare i torrenti e i piccoli corsi d’acqua).»