Roma, 5 ottobre 2021 – L’allerta rosso meteorologico diramato a Nord-ovest d’Italia interessa territori inariditi da un’estate particolarmente siccitosa, inadatti quindi ad assorbire improvvise quantità d’acqua che, “ruscellando” sul terreno, aumentano fortemente il rischio idrogeologico: ad evidenziarlo è l’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) di fronte alle allarmanti conseguenze, che stanno accompagnando “Christian”, la prima ondata di maltempo autunno-vernina.
“Sono 25 anni che in Italia non si investe significativamente nella difesa del suolo, nonostante i fenomeni di dissesto interessino oltre il 90% dei comuni e circa 3 milioni di persone vivano in aree ad alta vulnerabilità; il rischio è accentuato dalla estremizzazione degli eventi atmosferici, che rende inadeguata la rete idraulica del Paese. Non solo – prosegue Francesco Vincenzi, Presidente di ANBI – Sembra inarrestabile la corsa alla cementificazione del Paese, che ha ormai intaccato un’area pari alla superficie della Toscana, riducendo fortemente la capacità di assorbimento dei territori. Al contempo è dispersa nei meandri parlamentari la proposta di legge contro lo sfrenato consumo di suolo, di cui si parla dal 2013 e di cui continuiamo a chiedere l’approvazione! Ciò, nonostante in Italia si spendano mediamente 7 miliardi e mezzo all’anno per riparare i danni da eventi naturali, cui va aggiunto il tributo in vite umane.”
ANBI chiede pertanto che, pur nel rispetto delle normative di legge, siano accelerate le procedure per l’attivazione quantomeno dei circa 220 milioni di euro per la difesa dal rischio idrogeologico, previsti dal Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 18 Giugno scorso, che si rifà al Piano “Proteggi Italia” del 2019.
“E’ una cifra utile seppur largamente insufficiente, se consideriamo che solo il nostro Piano di Efficientamento della Rete Idraulica prevede investimenti per circa 4 miliardi e 339 milioni di euro – precisa Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – Noi abbiamo presentato, in una logica di multifunzionalità degli interventi, 729 progetti definitivi per lavori di manutenzione straordinaria sugli oltre 200.000 chilometri della rete idraulica minore; a ciò si aggiunge il disinterrimento di 90 bacini per recuperarne la piena capacità, il completamento di altri 16 e la realizzazione di 23 nuovi invasi per trattenere le acque di pioggia ed esaltare la loro multifunzionalità nel potabile, idroelettrico, ambientale ed irriguo migliorando la sicurezza dei territori ed incrementando le riserve idriche. Il nostro obiettivo di finanziamento è il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che prevede consegna e rendicontazione delle opere entro il 2026. I giorni, però, passano in attesa di scelte, che rischiano di rendere la missione più difficile anche per enti come i Consorzi di bonifica ed irrigazione, che stanno dimostrando, pure in questi giorni, efficienza operativa e capacità di spesa nei tempi previsti.”