MASSIMO GARGANO, Direttore Generale ANBI “SI CONFERMA LA NECESSITA’ DI UNA MORATORIA SUL DEFLUSSO ECOLOGICO”
Roma, 30 settembre 2021 – Se in Toscana eventi meteorologici di particolare violenza hanno comportato danni al territorio, a beneficiare di abbondanti piogge sono stati fiumi come Arno e Serchio, che hanno visto triplicare repentinamente le portate, mentre resta sotto la media mensile quella della Sieve e l’Ombrone, non toccato da eventi significativi, ha ricominciato a calare dopo un paio di settimane in timida ripresa (fonte: Centro Funzionale Regione Toscana). A registrarlo è il report settimanale dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche, che indica come le piogge abbiano colpito anche l’Emilia-Romagna, le cui aree costiere sono così riuscite a superare la fatidica soglia del 5% sulla media storica delle precipitazioni: le pianure a Nord del fiume Reno hanno visto cadere mm. 39,3 ,mentre quelle a Sud mm. 21,7 come negli ultimi tempi si vedeva solo nell’arco di alcune settimane. Anche in questo caso a goderne sono stati soprattutto i fiumi: il Secchia è schizzato dall’ “asciutta” a 15,7 metri cubi al secondo, superando addirittura la media storica; l’Enza è passato da 1 a 15 metri cubi al secondo; , il Taro da mc/sec 0,1 a mc/sec 21,6; il Trebbia da secco a mc/sec 32,5. A questi picchi si affiancano, però, le condizioni di stabilità di altri corsi d’acqua, quali Savio e Reno, esempio dell’andamento torrentizio assunto ormai dalla rete idraulica del Paese, testimoniato anche dalla portata addirittura in calo del fiume Po, sceso di circa 40 metri cubi al secondo a Pontelagoscuro e che permane inferiore allo scorso anno, nonché sotto la media storica. “La fotografia idrologica della Penisola dimostra la peculiarità del regime fluviale del Paese, il cui andamento non è certo comparabile con quello delle grandi aste nordeuropee come invece pare intendere la volontà UE di applicare uniformemente norme come il Deflusso Ecologico; come stiamo evidenziando da mesi chiedendo un intervento urgente del Governo, la rigida applicazione dei nuovi parametri idrologici, seppur indirizzati verso un obbiettivo condiviso quale il benessere dei corsi d’acqua, avrà conseguenze controproducenti per l’ ambiente oltre che per l’economa di vasti territori italiani” denuncia Massimo Gargano, Direttore Generale dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI). “Siamo solo all’inizio di una stagione autunno-vernina, che ha visto, in anni recenti, accentuarsi l’estremizzazione di eventi atmosferici, tali da rendere inadeguata la rete idraulica, bisognosa di investimenti come non avviene da ormai un quarto di secolo. C’è necessità di una strategia di interventi per la prevenzione dal rischio idrogeologico e di cui i nostri 858 progetti definitivi per l’ efficientamento della rete idraulica devono essere solo un tassello” ricorda Francesco Vincenzi, Presidente di ANBI. Se sono aumentate le portate della gran parte dei corsi d’acqua tosco-emiliani, restano stabili i livelli dei grandi laghi del Nord (Maggiore e Lario sono sotto media), mentre calano Dora Baltea in Valle d’Aosta e Pesio, Sesia e Stura di Lanzo (dimezzata in una settimana) in Piemonte, dove però crescono Tanaro, Vairata e Stura di Demonte. Decresce, seppur leggermente, l’Adda in Lombardia come i fiumi veneti (tutti con flussi inferiori allo scorso anno) con l’eccezione della Livenza, la cui potata aumenta e dell’Adige, che invece registra una delle peggiori performance in anni recenti. Buone notizie arrivano dalle Marche, i cui fiumi sono finalmente tornati in linea con gli anni scorsi e l’Esino segna +19 centimetri in una settimana; resta grave, invece, il deficit idrico degli invasi, che trattengono complessivamente meno di 27 milioni di metri cubi d’acqua, cioè oltre 7 milioni in meno del 2017, anno di grande siccità. Nel Lazio calano invece, seppur leggermente, i livelli del lago di Bracciano e dei fiumi del bacino del Liri, che segnano, però, la peggiore performance idrica del più recente quinquennio, mentre in Campania le portate dei fiumi Sele e Volturno appaiono stabili, crescono quelle del Garigliano e calano quelle del Sarno, così come i livelli degli invasi del Cilento. Seppur con una stagione irrigua in fase conclusiva, proseguono gli approvvigionamenti idrici dai bacini della Basilicata, calati di circa 10 milioni di metri cubi d’acqua in una settimana, ma che ne conservano oltre 94 milioni in più rispetto all’anno scorso (fonte: Autorità di Bacino Distrettuale Appennino Meridionale); analogo è l’andamento della Puglia, i cui bacini segnano -5 milioni di metri cubi in una settimana, ma conservano oltre 39 milioni in più rispetto alle riserve 2020. In Sicilia, infine, le disponibilità d’acqua sono calate di oltre 5 milioni di metri cubi fra Agosto e Settembre e registrano un deficit di circa 1 milione di metri cubi sul 2020, già caratterizzato da una forte insufficienza idrica (fonte: Dipartimento Regionale Autorità di Bacino Distretto Idrografico Sicilia).